Salmo 1 - Beato l'uomo
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come un albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non è una preghiera, ma un'esclamazione, una beatitudine, da vedere
come la beatitudine di Maria : "Beata te che hai creduto" oppure
quella dell'ascolto della Parola: "Beati quelli che ascoltano la Parola
di Dio, e la vivono ogni giorno".
Il salmo è posto all'inizio del libro dei salmi per indicare cosa
sia l'uomo, e soprattutto quale tipo di uomo è quello che prega.
Ma chi è esattamente quest'uomo chiamato giusto? E' un discorso drammatico,
perché l'uomo o segue una via o ne segua un'altra. E' continuamente
di fronte a decisione serie con conseguenze per sé e per gli altri.
La sua vita è un'avventura che va da una decisione all'altra e ogni
decisione impegna il futuro. E' la continua scelta fra il bene e il male,
tra l'amore e l'odio, tra la verità e la menzogna.
L'uomo giusto chi è?
E' l'uomo che si lascia nutrire dalla parola di Dio, si lascia immergere,
come l'albero
E' capace di meditare la Parola, farsene cibo, sapendo che nessun aspetto
della propria vita è estraneo alla Parola.
E' felice perché ha capito che non è l'autocostruirsi che
lo porta a sentirsi giusto, ma è l'accogliere la Parola d'amore che
Dio gli dà; che gli rivela chi è e a che cosa è chiamato.
Questa Parola lo fa uscire dall'egoismo e lo invita al dono di se stesso.
Allora l'uomo vale non per quello che è, ma per i frutti che porta.
Salmo 6 - Salmo del malato
Signore, non punirmi nel tuo sdegno,
non castigarmi nel tuo furore.
Pietà di me Signore, vengo meno;
risanami Signore: tremano le mie ossa.
L'anima mia è tutta sconvolta
Volgiti Signore a liberarmi,
salvami per la tua misericordia.
Sono stremato dai lunghi lamenti,
irroro di lacrime il mio letto,
i miei occhi si consumano nel dolore.
Il Signore ascolta la voce del mio pianto,
il Signore ascolta mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
E' il canto di un malato, che poi - improvvisamente - erompe in un grido
di salvezza. Esprime le espressioni, quasi primordiali, della preghiera
umana: la lode ed il lamento.
Cos'è la lode: nella Bibbia non esiste altro oggetto del verbo lodare
se non Dio (Lodare, nel senso di esultanza, movimento entusiasta del cuore,
di riverenza, di meraviglia di fronte alle opere di Dio). La lode nella
Bibbia è quindi espressione di vita.
Cos'è il lamento: è il grido dell'uomo cui viene meno la vita,
il proprio progetto di vita, la propria capacità di amare. Ecco allora
il lamento, sapendo che il bene del vivere è dato dalla vicinanza
di Dio. Allora l'uomo grida: "Non abbandonarmi; ritorna; voglio tornare
a lodarti!".
Pensiamo alle parole di Gesù sulla croce: "Dio mio, perché
mi hai abbandonato?".
Quando noi recitiamo questo salmo ci uniamo a tutti coloro che soffrono,
e che non possiamo raggiungere né con le parole, né con gesti
di conforto; ci uniamo al lamento universale di coloro che invocano Dio
salvatore.
Nell'ultima parte del salmo, si passa dalla sensazione di una vita finita,
all'espressione di una profonda fede nella preghiera; si entra nella speranza.
Dio ha accolto la mia preghiera ed anch'io sono cambiato
Salmo 67 - Su di noi faccia splendere il suo volto
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.
Un salmo che si apre e si chiude invocando la benedizione di Dio.
E questo significa invocare la sua benevolenza, riconoscere che tutto ciò
che accade è suo dono. Di particolare bellezza l'invito perché
faccia risplendere il suo volto su di noi. Il volto è l'espressione
autentica della persona.
Il salmista invita poi tutti i popoli a lodare il Signore perché
è lui che governa il mondo. Troppo spesso la storia ci sembra senza
capo e senza coda.
Il salmista con parole semplici dice che è Dio che tiene in pugno
la storia e la guida.
Certo la nostra è una storia disseminata di disastri e di violenze
che ci fanno dubitare della presenza del Signore. Ma la storia non è
sfuggita dalle sue mani.
Questo salmo è un invito alla preghiera universale perché
il nostro Dio ama tutti i popoli, tutte le nazioni, tutti gli uomini.
Salmo 8 - Il salmo dello stupore
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cos'è l'uomo perché te ne ricordi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
L'uomo sente la sua povertà, la sua fragilità, e improvvisamente
si scopre al centro dell'universo, al centro dell'amore di Dio. Il salmo
ci porta all'universo, opera di Dio, affidato all'uomo, non perché
ne usi a suo piacimento contro se stesso e gli altri, ma perché ne
faccia un canto di gloria a Dio.
Potremmo dire che questo salmo nasce non da una semplice contemplazione,
ma un'esperienza vissuta.
Chi sono io? Chi sono io nella mia vicenda personale?
Non sono nulla davanti a te, ma sei grande Tu che ti ricordi di me.
Nel salmo posso anche riconoscere il Cristo risorto, un figlio dell'uomo
fragile, ma ricolmato da Dio, con la risurrezione, di gloria e di onore..
Infine posso anche riflettere sull'Eucaristia, il dono affidato a noi che
non siamo degni che Gesù venga dentro di noi
Salmo 15 - Solo Dio basta
Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice,
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi
È magnifica la mia eredità.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore,
esulta mia anima.
Anche il mio cuore riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
Questo salmo contiene solo un'invocazione iniziale, poi è tutto
una professione di fede.
Ci sono le immagini dell'eredità, il calice spumeggiante, la sorte
che è riposta nelle mani di Dio, i luoghi deliziosi che sono stati
dati in eredità al credente.
E' una metafora, un linguaggio per immagini.
Chi ha scelto Dio, ha fatto la scelta migliore (come Marta e Maria: la parte
migliore non le sarà tolta mai!).
Nella seconda parte c'è la preghiera di un cuore in ansia, che ha
paura, ma che si nutre delle certezze divine.
Nasce anche una domanda: cosa penso del mio futuro? Penso a Dio con abbandono
e con fiducia? Il peccato di molti di noi è quello di guardare al
futuro con timore, di rifiutarlo e di rinchiuderci nelle eccitazioni del
presente.
Questo salmo è l'antidoto, la medicina a questa paura.
Salmo 22 - Perché tu sei con me
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in valle oscura
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
Mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
E' l'immagine del pastore, ma anche quella di colui che ci invita a cena
trattandoci in maniera regale e facendoci stare con lui. La parola chiave
del salmo: "perché tu sei con me". Cosa fa il pastore?
Nove azioni: sono le cure, le attenzioni, le premure del Signore che si
prende cura di me. Poi ci sono anch'io che affermo di non mancare di nulla,
non temo alcun male, sento la felicità e la grazia, voglio abitare
nella casa del Signore. E' un dialogo affettuoso, fiducioso, familiare.
E' una preghiera che non chiede, non loda, non ringrazia, ma è ricchissima!
Il quadro si arricchisce con l'immagine del pascolo, la convivialità,
l'ospitalità a mensa. Il pastore sa far viaggiare, sa far trovare
i posti giusti, anche in valle oscura. Infine c'è una mensa imbandita
con il calice traboccante (e prima di mangiare c'è l'unzione col
balsamo).
Tutto sfocia e si conclude nella casa del Signore, come se la tenda del
convito si trasformasse nella casa e poi nel tempio di Dio, dove siamo veramente
a casa.
Il salmo è come una medicina che ci fa bandire l'ansia sul nostro
futuro e ci rassicura nelle braccia del pastore buono.
Salmo 28 - La voce di Dio
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi a Lui in santi ornamenti.
Il Signore tuona sulle acque,
il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore, sull'immensità delle acque.
Il Signore è assiso sulla tempesta,
il Signore siede re per sempre.
Il Signore darà forza al suo popolo
benedirà il suo popolo con la pace.
E' probabilmente il salmo più antico, forse derivato da un inno
pagano delle popolazioni che abitavano la Palestina prima degli ebrei. E'
detto anche il salmo dei sette tuoni (o delle sette voci). E' il salmo della
voce di Dio: il suo nome (nella versione integrale del salmo) è menzionato
diciotto volte.
E' la voce del tempo, della storia; può essere letto pensando agli
eventi dell'Esodo.
In luce cristiana si può leggere ricordando la manifestazione della
voce di Dio o di Gesù: nel battesimo (si aprirono i cieli
questi
è mio Figlio); sul calvario (si produssero terremoti, venne buio,
Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito); a Pentecoste (apparvero
come lingue di fuoco
); in occasione della tempesta sedata (Gesù
che dice "Taci!").
E' la voce della Chiesa che ancora risuona e ripete la Parola di Dio.
E' la voce della fede, capace di spostare le montagne.
Un salmo che ci pone anche delle domande.
Riconosco il primato della Parola di Dio nella mia vita?
Accetto la mia vita così come la sto vivendo?
Cosa faccio per la pace, cioè per creare un'atmosfera di riconciliazione
nelle mie azioni quotidiane?
Salmo 62 - Il desiderio di Dio.
O Dio, tu sei il mio Dio,
all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz'acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voce di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
E penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ambra delle tue ali.
A te si stringe l'anima mia
E la forza della tua destra mi sostiene.
E' un canto molto personale, proprio di un assetato, affamato; il canto
di un orante insonne. Esprime lo stato ed il desiderio di un "io"
universale.
Sottolinea gli atteggiamenti di un innamorato spasimante (ti cerco, anelo
a te, di te ho sete, senza di te sono come terra deserta); vorrei vederti
e stringermi a te; appoggiarmi a te per saziarmi. Mi ricordo di te di notte,
ti lodo, ti benedico. Sono gli atteggiamenti di un innamorato di Dio.
Quale immagine di Dio rivela il salmo?
Dio come una persona innamorata, come Colui che ama. Un Dio desiderato e
amato più della vita, un Dio che appaga l'anelito di chi lo cerca;
un Dio con il quale si è come una cosa sola.
Ci vengono poste due domande.
Nella preghiera vivo l'esperienza di innamorarmi di Dio? Vorrei che il Signore
mi aiutasse in questo proposito?
La preghiera dà forza alla vita: quali sono le mie paure, come le
porto nella mia preghiera per sentire che Dio è la mia forza?
Salmo 130 - L'atteggiamento di fede
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia.
Speri Israele nel Signore, ora e sempre.
Il salmo sottolinea tre momenti: cosa devo fare, cosa sono davanti a
Dio, cosa deve fare il popolo di Dio.
Si parla di un bambino svezzato (ha già tre anni) che conosce bene
la mamma; la vede come una persona di cui può fidarsi; quando si
trova davanti a cose più grandi di lui, corre a rifugiarsi nelle
sue braccia, trova la serenità e la sicurezza.
La madre (Dio) è il punto di riferimento assoluto di cui non si può
dubitare in nessuna maniera.
"
non vado
" non è un'azione rinunciataria,
ma è l'uomo che cerca la sua grandezza, la verità di se stesso,
non affidandosi alla sua potenza o alle sue capacità, ma riconoscendo
l'unica grandezza di Dio, non cerca le apparenze, ma la verità assoluta
in Dio.
Ci possiamo porre una domanda:
qual è la mia fiducia in Dio?
Possono aiutarci a rispondere due passi del Vangelo:
"se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli"
"l'anima mia magnifica il Signore
perché ha guardato all'umiltà
della sua serva"
Non quindi ai sogni fantasiosi, ma sì alla ricerca della pienezza
della vita nella potenza di Dio che si manifesta (nelle piccole cose) a
chi crede e si affida a Lui.
Salmo 121 - Gerusalemme
Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
Là salgono insieme le tribù
per lodare il nome del Signore.
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace su coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
Io dirò: "Su di te sia pace!".
Per la casa del Signore nostro Dio
chiederò per te il bene.
E' il primo dei quindici salmi detti "ascensionali", che accompagnavano
il pellegrinaggio a Gerusalemme. Contiene vari elementi che lo caratterizzano:
la casa del Signore, ripetuto all'inizio e alla fine
Gerusalemme, luogo del tempio, città, descritta nelle sue porte,
i suoi baluardi, confidenzialmente chiamata con il "tu" come la
sposa, luogo di pace.
Il salmo ha una sua struttura, quasi un filmato: i pellegrini arrivano alle
porte, ricordano i preparativi, il sogno dell'incontro; contemplano la città,
la sua grandezza e la sua forza; il suo ruolo (è la casa di Davide);
è un luogo di preghiera.
Cosa ci fa pensare questo salmo?
La vita è come un pellegrinaggio; la Gerusalemme celeste non delude;
è un cammino verso la meta
quale gioia
E' un luogo d'incontro amoroso ed aperto con Dio, dove c'è ordine,
giustizia, quella di Dio, dove l'umanità cerca pace e sicurezza.
A noi spetta il compito di porre le premesse affinchè tutti possano
andare sempre meglio verso la città armoniosa, unita, capace di lodare
Dio e vivere nella giustizia.
Salmo 129 - Un'invocazione accorata e pacificante
Dal profondo a te grido, o Signore,
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Io spero nel Signore
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore
perché presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di Lui la redenzione.
E' il salmo diventato nella tradizione cristiana, la preghiera che accompagna
l'anima dei defunti all'incontro con Dio: "De profundis clamavi a te
Domine,
"
Dal profondo a te grido
potremmo dire oggi, dalla profondità
della coscienza, da quell'intimo che ho dentro e mi fa domandare: chi sono?
Sono capace di amare davvero? So farmi amare? So credere? Ho un po' di coerenza,
di verità nella mia vita?
Poi un grido istintivo
L'immagine di Dio che conosce e scruta il cuore dell'uomo; che vuole la
salvezza della sua creatura.
Infine la società, si intravede che varca le soglie della speranza
per salvarsi, che è chiamata a sperare nella vita, nella pace, nella
solidarietà, a sperare nel dono di Dio.
Per noi c'è qualche indicazione di preghiera:
- ascoltare il grido che abbiamo dentro;
- dare voce alle aspettative più importanti, quelle più profonde
del cuore;
- trovare pace nella fiducia in Dio e nelle persone.
Salmo 84 - Non tornerai tu forse?
Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci Signore la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Ascolterò che cosa dice Dio il Signore,
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno,
Giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terrà darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la giustizia.
E' la preghiera corale di una comunità che sta vivendo un momento
difficile, di stanchezza. E' la preghiera di chi sogna d'essere diverso;
di una comunità che cerca un nuovo modo di vivere insieme.
Il salmo si divide in tre parti: il passato (i benefici di Dio di un tempo);
il presente (invocazioni varie); il futuro (la speranza).
Il dinamismo del salmo è quello della preghiera: ringrazio, imploro,
spero, sogno il Signore, il futuro che mi darà; lo contemplo con
fiducia, perché Dio mi è Padre.
Ci sono anche diversi temi: il ritorno, la terra, la salvezza, la pace (con
tutti i suoi frutti: misericordia, verità, giustizia, gloria, bene,
frutto: tutto al positivo) che indicano come Dio sia vicino all'uomo, la
ama e non lo abbandona.
Cosa ci insegna questo salmo: nel camino della vita, fra luci ed ombre,
noi possiamo imparare a conoscere Dio oltre ogni nostro pensiero, e vederlo
come Padre, e fidarci di Lui.
Salmo 137 - Non abbandonare l'opera della tue mani
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
Se cammino in mezzo alla sventura
Tu mi ridoni vita;
contro l'ira dei miei nemici stendi la mano
e la tua destra mi salva.
Il Signore completerà per me l'opera sua.
Signore, la tua bontà dura per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani.
Se ci immedesimiamo nell'autore del salmo e penetriamo a fondo il suo
significato, possiamo lasciare spazio alla voce del cuore. Le parole, le
immagini, le espressioni più belle diventano la nostra preghiera,
ci suggeriscono spontaneamente alcune semplici intenzioni.
Stiamo imparando a pregare e tu Signore hai ascoltato le parole della nostra
bocca; aiutaci a far tesoro di questa meravigliosa esperienza.
Signore, la tua fedeltà è grande, ma noi uomini spesso non
ci fidiamo della tua Parola e ci comportiamo male: rendici capaci di accogliere
il tuo perdono e di fare esperienza della tua misericordia.
Signore, tu hai chiamato all'esistenza ciascuno di noi e ogni giorno ci
ridoni la vita: aiutaci a rispettare anche la vita degli altri, soprattutto
quella delle persone più deboli, dei bambini e degli anziani.
Signore, non lasciarci alle nostre passioni, ai nostri peccati: siamo opera
delle tue mani!
Salmo 50 - Nel tuo amore, fa' grazia a Sion
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
E nell'intimo m'insegni la sapienza.
Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
E non privarmi del tuo santo spirito.
Insegnerò agli erranti le tue vie
E i peccatori a te ritorneranno.
Signore, apri le mie labbra
E la mia bocca proclami la tua lode.
Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
E' il salmo del perdono e della gioia di essere salvati. E' pieno di
consapevolezza del proprio peccato, ma anche di fiducia, di tranquillità,
di abbandono a Dio. Nella prima parte si ripete sei volte la parola peccato
e altrettante volte i suoi sinonimi: "lavami, cancella, mondami, riconosco,
purificami,
". La seconda parte è tutta creativa: si parla
di creazione, rinnovamento, spirito santo, di lode e di grazia ricevuta.
Possiamo distinguere nello svolgersi del salmo, tre momenti della vita di
una persona (vita, fede, lode) tutte e tre messe insieme come un grande
insegnamento sul cammino dell'uomo peccatore, povero davanti al Dio che
mantiene le sue promesse. L'uomo si riconosce bisognoso d'essere salvato,
cosciente che la sapienza è la povertà nostra francamente
assunta, ricevuta con animo umile, con una verità che è insieme
pacatezza ed accettazione del poco, del niente che sono.
Attraverso la fede c'è la ritrovata certezza che Dio è capace
di fare qualcosa di nuovo: nasce l'inno all'iniziativa di Dio che con la
potenza del suo Spirito cambia l'uomo. Così colui che si è
appropriato della propria debolezza, riceve qui il dono di appropriarsi
della potenza di Dio e si sentirsene rivestito. E infine la lode, che non
è per il passato, ma per il futuro. L'uomo è reso capace di
guardare avanti in maniera nuova e creativa, anzi in maniera attiva: "Io
aiuterò gli altri, io sarò predicatore della tua salvezza":
Questa salvezza, diventa una salvezza popolare, sociale, universale. Mostra
come il popolo di Dio, recitando questo salmo, possa desiderare la salvezza
non solo per sé in maniera individuale, ma come salvezza concessa
a tutta una città, a tutto un popolo.
Salmo 150 - La lode perenne
Lodate il Signore nel suo santuario,
lodatelo nel firmamento della sua potenza.
Lodatelo per i suoi prodigi,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con squilli di tromba,
lodatelo con arpa e cetra;
lodatelo con timpani e danze,
lodatelo sulle corde e sui flauti.
Lodatelo con cembali sonanti,
lodatelo con cembali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
E' il salmo dell'Halleluia nella situazione storica di Israele!
Esprime il luogo della lode (il santuario, il firmamento) e le motivazioni
della lode (per i suoi prodigi, la sua grandezza). Elenca gli strumenti
della lode e la necessità di una lode cosmica ed universale.
Se pensiamo alla lode cristiana, il luogo diventa una persona (Gesù
Cristo). Noi con Gesù Cristo formiamo la Chiesa (cioè la realtà
visibile di Cristo). Il luogo della lode diventa il mondo intero e tutto
quello che facciamo. Gli strumenti siamo noi stessi (con il nostro corpo,
le nostre mani, le opere del nostro lavoro).
La lode diventa anche stupore che c'è Qualcuno che ci ama.
Poniamoci due domande: io so lodare? Come esprimerò il mio desiderio
di lode?
Per saper lodare bisogna saper fare anche una scelta: vedere il mondo e
gli altri con una scelta d'amore. La lode si può esprimere anche
solo con un sorriso, per trasformare le relazioni attorno a noi.
Salmo 102 - Dio è amore
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia.
Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce;
lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.
Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono.
Benedici il Signore anima mia.
Il salmo, nella sua versione integrale, è composto da 22 versetti,
tante sono le lettere dell'alfabeto ebraico, che propone un invito globale,
totale, a benedire il Signore. Inizia con sette inviti (il numero perfetto
per gli ebrei); poi passa a presentare sette motivi per lodale Dio (persona,
guarisce, salva, corona, sazia, rinnova, agisce con giustizia). Tutto il
salvo è come una grande "variazione" sul tema dell'amore,
un grande coro crescente, come un allargamento progressivo di orizzonti,
come cerchi concentrici che vanno dall'io all'universo intero, un inno di
lode al Dio misericordioso.
Per tutti è un invito ad ascoltare, nel silenzio, il mormorio di
onde progressive che sono la poesia del salmo, che sono il suo passare da
un orizzonte all'altro, da un tempo all'altro, per affermare un'unica convinzione:
Dio è Amore!
Salmo 72 - Crisi di fede di fronte all'ingiustizia
Quanto è buono il Signore con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
perché ho invidiato i prepotenti
vedendo la prosperità dei malvagi.
Non conoscono l'affanno dei mortali
E non sono colpiti come gli altri uomini.
Riflettevo per comprendere, ma fu arduo agli occhi miei,
finché non entrai nel santuario di Dio, e compresi qual è
la loro fine.
Quando si agitava il mio cuore, e nell'intimo mi tormentavo,
io ero stolto e non capivo. Ma io sono con te sempre,
mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai con il tuo consiglio, e poi mi accoglierai nella tua gloria.
Il mio bene è stare vicino a Dio; nel Signore Dio ho posto il mio
rifugio,
per narrare tutte le tue opere, presso le porte della città di Sion.
Il salmo esprime un momento particolare nella vita del cristiano, parla del momento della tentazione, personale, sociale e storica dell'uomo. La tentazione dell'uomo che sperimenta l'apparente assenza di Dio nella storia. Spesso noi facciamo, grazie a Dio, l'esperienza della pienezza della presenza di Dio, ma vengono anche momenti personali e comunitari nei quali sperimentiamo l'assenza di Dio. Il salmo nasce da un'esperienza così, esprime una profonda sofferenza, da un doloro che pare scoppiare e che poi si tramuta in contemplazione del mistero di Dio. Trasforma la vita e la sofferenza in un'esperienza religiosa molto forte. Questo salmo nasce da un grandissimo amore e proprio per questo esprime con molta libertà la propria sofferenza. Colui che prega si guarda intorno e si vede come abbandonato. Ad un certo punto gli viene donata la grazia di non guardarsi più intorno, ma di mettersi dalla parte di Dio, vedere le cose come Dio le vede e entrare nella visione stessa di Dio. Il salmo termina con una contemplazione, anzi con l'immersione nel Dio buono e misericordioso. Preghiamo con questo salmo esprimendo la nostra adesione al Dio che salva, nella certezza che Lui non verrà mai meno.
Salmo 143 - Suonerò per te sull'arpa a dieci corde
Benedetto il Signore, mia roccia,
mia grazia, mia fortezza,
mio rifugio e mia liberazione,
mio scudo in cui confido,
colui che mi assoggetta i popoli.
Signore, che cos'è un uomo perché te ne curi?
Un figlio d'uomo perché te ne dia pensiero?
L'uomo è come un soffio,
i suoi giorni come ombra che passa.
Signore, piega il tuo cielo e scendi
Mio Dio, ti canterò un canto nuovo,
suonerò per te sull'arpa a dieci corde
Salvami dalla spada iniqua,
liberami dalla mano degli stranieri.
I nostri figli siano come piante
cresciute nella loro giovinezza.
I nostri granai siano pieni
trabocchino di frutti di ogni specie
Beato il polo che possiede questi beni:
beato il popolo il cui Dio è il Signore.
Il salmo è uno stupendo grido di fiducia. Canterò, suonerò sono verbi che richiamano tanti altri salmi, un invito a cantare, a danzare, a far vibrare la cetra, l'arpa, la lira. Il Signore vuole che tutto il nostro essere, non soltanto esteriormente, ma soprattutto interiormente esulti nella gioia del canto, del suono, della danza. Vuole che il nostro cuore, spesso appesantito, affaticato, immusonito, frustrato, vibri per lui. I piccoli e i grandi dispiaceri, le delusioni, le prove, non devono farci cadere in acque morte, non devono allontanarci dall'anima biblica che sempre e comunque è lieta e canora. Certamente è necessaria una grazia straordinaria, perché la vita tende a soffocare, ad appiattire. La vibrazione biblica è un dono che il Signore è pronto a donarci, se glielo chiediamo. Una grazia che si ottiene implorandola con fede ed umiltà.
Salmo 79 - La vigna del Signore è il suo popolo
Hai divelto una vigna dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.
Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere ed invocheremo il tuo nome.
Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Una iniziativa instancabile quella di Dio, anche se il salmo ne presenta qui solo la fase conclusiva. Non è difficile immaginare quell'accurato lavoro di dissodamento, di cernita dei vitigni, di protezione della coltura. E' un linguaggio poetico che rievoca quello che Dio ha fatto per il suo popolo dopo il passaggio del Mar Rosso, nonostante una lunga storia di infedeltà del popolo di Dio. C'è anche un rimprovero rivolto a Dio, per lo stato miserevole in cui ora si trova la sua vigna. Ma quella storia di infedeltà non coinvolge solo il popolo ebraico, ma tutta l'umanità, noi, e ogni singolo membro del nuovo popolo di Dio. Ecco perché il salmo continua con una strofa di preghiera. E quando sul labbro fiorisce la preghiera, già nel cuore è stata decisa la conversione. Il dramma dell'infedeltà dell'uomo, che tradisce la fedeltà di Dio, si risolve dunque, nonostante tutto, a lieto fine. Dio non sarà sconfitto e trionferà la sua misericordia. Così dall'infedeltà di passa al pentimento, alla conversione, alla speranza, all'unione intima con Cristo, vera vite, per godere in Lui quella gioia e quella pace che nasce da Dio e dalla quale possono essere prodotti quei frutti che Dio si attende da noi.
Fa splendere il tuo volto, e noi saremo salvi (dal salmo 79)
Tu, pastore d'Israele ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sopra i cherubini rifulgi,
risveglia la tua potenza e vieni.
Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi
E visita questa vigna, proteggi il ceppo
che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere ed invocheremo il tuo nome.
Rialzaci Signore, Dio degli eserciti,
fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
E' un salmo che ben si adatta al tempo liturgico dell'avvento (2a domenica)
e al tempo dell'attesa. La sua composizione risale ad un periodo della storia
ebraica in cui le tribù del nord (quelle di Beniamino, Efraim e Manasse,
figli del patriarca Giuseppe) si trovavano in una situazione precaria, quasi
fossero una vigna devastata, in cui Dio sembrava contro di loro. Nasce così
una preghiera di protesta, struggente al tempo stesso: "risveglia,
vieni, volgiti, guarda, vedi, visita" sono i verbi che sottolineano
l'ansia del polo ebraico. E poi ancora il canto diventa accorato e confidenziale:
"proteggi" ed infine la solenne promessa: "da te più
non ci allontaneremo
e noi saremo salvi".
E' un invito ad aver fiducia e confidenza con Dio, a pregarlo con insistenza
e con amore: non deluderà la nostra preghiera. Ma tocca a noi renderla
possibile, invocando il suo nome con cuore sincero, attendendo con fiducia
il suo progetto su di noi, domandando umilmente perdono delle nostre mancanze.
"Rialzaci" è l'invocazione dei figli che tornano al Padre
della misericordia, come quelli della parabola del padre buono.
Cantate al Signore da tutta la terra (dal salmo 95)
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore: benedite il suo santo nome.
Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza,
in mezzo ai popoli narrate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.
L'attesa della venuta del Signore ed ancor di più la memoria della sua fedeltà, è motivo di gioia non solo per Israele, ma per il mondo intero. Cielo, terra, mare, persone, esultano di gioia. L'autore del salmo invita ad innalzare a Dio un canto nuovo (la novità sta nel cuore rinnovato ), ad annunziare la sua azione di grazia e di salvezza (nessuno è escluso dalla sua azione ), a porre ogni fiducia in Lui perché è fedele alle sue promesse. Il salmo è inserito nella Messa del giorno di Natale, e ben si adatta allo spirito gioioso della liturgia. Il canto del salmista anticipa e si affianca al canto degli angeli sulla grotta di Betlemme: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che egli ama!".
Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà (dal salmo 39)
Ho sperato, ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Sacrificio ed offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo".
Sul rotolo del libro di me è scritto
di compiere il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore.
Speranza, gioia, generosa obbedienza, cuore docile, servizio a Dio e
al suo popolo, sono le caratteristiche del salmista che praticamente descrive
la sua vocazione e anticipa la figura e la missione di Gesù. E' un
invito per tutti a riscoprire il disegno di Dio su di noi, con quella fiducia
e quell'abbandono che fanno esclamare, con gioia, il dono totale di sé
e l'abbandono fiducioso alla volontà del Padre, senza guardare alle
nostre colpe, ma alla sua bontà. Solo così il desiderio si
potrà trasformare in sapiente azione, e le nostre opere renderanno
gloria a Dio, perché questo è il vero annuncio del Regno!
Facciamo di questo salmo la nostra preghiera quotidiana, soprattutto nei
momenti di gioia ("Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo
")
ma anche nei momenti un po' critici, quando è più necessario
lasciarsi andare, lasciarsi guidare da Dio ed esclamare: "Ecco, io
vengo!" e compiere il suo volere. Solo con questi sentimenti di fiducia
e di abbandono potremo capire cosa significhi possedere nel profondo nel
nostro cuore la legge del Signore.
Risanaci Signore, Dio della vita (dal salmo 146)
Lodate il Signore: è bella cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a Lui conviene.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Il Signore risana i cuori affranti,
e fascia le loro ferite;
egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore, onnipotente:
la sua sapienza non ha confini;
il Signore sostiene gli umili,
ma bassa fino a terra gli empi.
Il salmo manda fasci di luce e di speranza al di là delle delusioni
ed oltre ogni attesa. Luce e speranza sono fondate sulla fedeltà
di Dio, il creatore delle stelle. Egli è vicino ai cuori affranti,
si rivela a chi lo cerca con cuore sincero. Il mondo di oggi, come quello
del tempo del salmista, è pieno di tanti Giobbe, che dopo avverse
vicende, sono nella miseria materiale e spirituale: non perdono però
la speranza, perché Dio continua ad essere loro vicino, anche se
sembra momentaneamente assente.
E' in questi momenti che occorre rafforzare la nostra fiducia in quel Padre
celeste che ama le sue creature, le segue, le chiama per nome, cammina al
loro fianco come fa il pastore con le sue pecore, soprattutto quelle stanche
e sbandate.
Non perdiamo la nostra fiducia in Dio: solo Lui sa di quello che abbiamo
bisogno.
Signore, nella tua luce vediamo la luce (dal salmo 35)
Signore, la tua grazia è nel cielo,
la tua fedeltà fino alle nubi;
la tua giustizia è come i monti più alti,
il tuo giudizio come il grande abisso:
uomini e bestie tu salvi, Signore
Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio!
Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali,
si saziano dell'abbondanza della tua casa
e li disseti al torrente delle tue delizie.
In te è la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.
Concedi la tua grazia a chi ti conosce,
la tua giustizia ai retti di cuore.
E' il salmo della liturgia della IV domenica di Quaresima. E' un inno di lode alla benevolenza gratuita di Dio: grazia, fedeltà, giustizia, abbondanza, delizie, vita, luce. Concetti che sottolineano la gratuità del dono e dell'amore di Dio verso Israele e verso l'umanità intera. La benevolenza di Dio è preziosa, abbondante oltre ogni misura, scorre e disseta come un torrente di delizie, la sua salvezza è davvero universale! La luce del Signore sostiene la nostra esistenza e la pone in un orizzonte più giusto: nella luce di Dio vediamo meglio anche le cose di tutti i giorni, sappiamo dare loro la giusta importanza, possiamo fare le scelte più adeguate, anche se a volta difficili. Come siamo stati illuminati dalla grazia nel giorno del nostro Battesimo, così ogni volta che ci accostiamo alla misericordia di Dio ritroviamo il gusto del pulito, del buono, dell'onesto. Chiediamo a Dio di concederci la sua grazia, ma ad un patto: che anche noi ci impegniamo a conoscerla e ad avere un cuore disponibile ad accoglierla.
Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore (dal salmo 117)
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
Dica Israele che il Signore è buono:
eterna è la sua misericordia.
La destra del Signore si è alzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
Il Signore mi ha provato duramente
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
E' il salmo della terza domenica di Pasqua. Canta il giubilo del popolo
di Dio per le meraviglie compiute dal Signore: egli è buono, ricco
di misericordia, nel giorno che egli ha inaugurato, giorno di grazia e di
salvezza. In questo salmo la Chiesa legge in modo profetico la vicenda di
Gesù: il Padre lo ha esaltato, non lo ha abbandonato alla morte,
ma gli ha dato vita. Colui che era stato considerato come pietra scartata,
inutile, quasi fosse stato un malfattore, è diventato pietra angolare,
cardine di sostegno della costruzione, un fatto meraviglioso (è riferito
alla Chiesa) agli occhi di tutti. E sempre nel "suo giorno" di
gloria, quello della Risurrezione.
E noi? Siamo invitati a rileggere anche sulla nostra vicenda umana le parole
del salmo e intravedere la grande misericordia del Padre anche nelle situazioni
più difficili, quando ci sembra di morire. "Resterò in
vita e annunzierò le opere del Signore!" Ecco il destino di
ogni cristiano: contemplare e annunciare le grandi opere di misericordia
che il Signore opera in noi, anche a nostra insaputa. E' la meraviglia del
suo amore.
A te la mia lode Signore, nell'assemblea dei fratelli (dal salmo 21)
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe.
Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano: "Viva il loro cuore per sempre".
Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.
E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene:
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno: "Ecco l'opera del Signore!".
E' il salmo della V domenica di Pasqua. Un inno ed un invito alla lode ed al ringraziamento per le opere del Signore. Non una preghiera personale o solitaria, ma nell'assemblea dei fratelli; un rendimento di grazie da parte di tutta l'assemblea, presente, e futura. Ma il salmista intravede questo popolo che ringrazia, benedice, si prostra la suo Signore, dopo un ritorno (dall'esilio, forse), dopo una ricerca appassionata, dove i poveri trovano cibo per il corpo e per lo spirito, dove l'amore ed il timore per il Signore sono la prima virtù ed il primo impegno. Anche la prima beatitudine. Solo allora potrò veramente dire di vivere per Dio, e lo potrò servire con i miei fratelli, ed annunciare anche alle generazioni future le sue opere meravigliose che ha fatto per me. E' una preghiera che sembra ben applicata al periodo pasquale che stiamo vivendo: Cristo è morto per noi, di tutti noi si è addossato le colpe, e solo dopo ci siamo ricordati del suo amore, della sua fedeltà. Ricordiamoci di tutto questo e ritorniamo a lui con tutto il cuore. Quanti lo cercano non restano mai delusi, ed il loro cuore vivrà sempre per lui.
Del tuo spirito, Signore, è piena la terra (dal salmo 103)
Benedici il Signore, anima mia:
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Quanto sono grandi, Signore, le tue opere.
La terra è piena delle tue creature.
Se togli loro lo spirito, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
rinnovi la faccia della terra.
La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
E' il salmo della festa di Pentecoste, dove il protagonista è
lo Spirito di Dio. Qui, nella preghiera della lode antica, è lo Spirito
creatore, colui che dà la vita alle creature di Dio, le crea, le
mantiene, le rinnova. L'autore del salmo pone sulla bocca di chi lo recita
un inno di lode e di benedizione: sembra rileggere alcuni momenti del racconto
della creazione: il Signore gioisce per le sue opere; ma anche le sue creature
gioiscono in Lui, a Lui innalzano il loro canto.
Cosa ci suggerisce questo meraviglioso inno alla bontà ed alla potenza
dello Spirito di Dio? Anzitutto la riconoscenza per le opere che Dio, attraverso
lo Spirito santo, ha compiuto in noi. E poi un modo nuovo di pregare, che
non sia semplice richiesta, domanda, invocazione d'aiuto, ma lode, benedizione,
gioia. Chiediamo allora che lo Spirito ci rinnovi i doni che abbiamo ricevuto
nel giorno della nostra Cresima, per poter capire Dio, amarlo, testimoniarlo
sempre e dovunque.
I nostri occhi sono rivolti al Signore (dal salmo122)
A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli,
ecco, come gli occhi dei servi, alla mano dei loro padroni.
Come gli occhi della schiava alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio,
finchè abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
già troppo ci hanno colmato di scherni,
noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.
E' il salmo che sentiremo proclamare nella XIV domenica ordinaria dell'anno, proprio il giorno della Festa di Domo. Ad una prima lettura sembra un grido di dolore, un lamento di stanchezza e delusione, proprio come spesso siamo abituati anche noi. Non sopportiamo più, non riusciamo più a portare il peso della vita e degli eventi, tutto ci sembra crollare addosso. Rimane un'ultima speranza: "A te levo i miei occhi pietà di noi!" Una speranza che rivela però anche una poca fiducia nella possibilità di Dio di venire in nostro aiuto. Ci sentiamo come servi, come schiavi, vittime dei prepotenti, che si comportano come i padroni trattano i loro schiavi. "Non vi chiamo più servi" ci ricorda però Gesù. Allora ecco che il salmo antico getta un ponte con il Vangelo e la buona notizia portata dal Figlio di Dio. Ritorna la fiducia, il cuore si apre alla speranza, si alimenta quella forza interiore che ci fa tutto sperare. Nulla è perduto con Gesù, anzi, tutto si ritrova; nulla va sprecato, tutto - anche la più piccola preghiera - diventa un gesto che racchiude in sé un valore immenso. Preghiamo con questo salmo esprimendo la nostra fiducia in Dio, che è padre e madre per ciascuno di noi.
Quanto è grande il tuo nome! (Dal Salmo 8)
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cos'è l'uomo perché te ne ricordi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Potremmo chiamarlo il salmo dell'estate, dove la meraviglia per chi osserva
la natura lascia spazio allo stupore, come davanti a un mistero. L'uomo
sente la sua povertà, la sua fragilità, e improvvisamente
si scopre al centro dell'universo, al centro dell'amore di Dio. Il salmo
ci porta all'universo, opera di Dio, affidato all'uomo, non perché
ne usi a suo piacimento contro se stesso e gli altri, ma perché ne
faccia un canto di gloria a Dio.
Potremmo dire che questo salmo nasce non da una semplice contemplazione,
ma un'esperienza vissuta.
Chi sono io? Chi sono io nella mia vicenda personale? Non sono nulla davanti
a te, ma sei grande Tu che ti ricordi di me. Lasciamo incantare dalla natura
e in essa scopriamo la mano del suo Creatore: ci sentiremo piccoli, ma tanto
più vicini a Lui.
I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore (dal salmo 14)
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Chi presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
E' uno dei salmi che gli antichi ebrei cantavano mentre salivano in processione
al tempio di Gerusalemme, in occasione del pellegrinaggio annuale alla città
santa. Sintetizza i valori della legge mosaica: sincerità e generosità
verso Dio e verso il prossimo. E' una preghiera che può diventare
una lezione di vita, ancora una volta imperniata sulla beatitudine "beati
i puri di cuore
".
Il salmo si apre con una domanda, che è poi anche una proposta. Chi
abiterà nella casa del Signore? O meglio, chi può dirsi oggi
vero uomo e vero cristiano? Ancora nel salmo troviamo una serie di risposte,
che sono anche regole di vita quotidiana. Agire con giustizia, parlare lealmente,
non calunniare, non fare danno al prossimo, dare il giusto valore al denaro:
modi di comportamento che sembrano semplici, ma che racchiudono il segreto
per "restare saldi per sempre".
Recitiamo questa preghiera, immaginando la nostra salita al tempio, su una
strada aspra e difficoltosa, ma decisamente entusiasmante grazie alla "segnaletica"
che Dio ci offre per rendere più sicuro il nostro passo. Non ne resteremo
delusi.