Piano Pastorale 2010-2011

In cammino sulla via della santità

seguendo l'esempio del vescovo e compatrono San Carlo


Da "Pietre Vive" a "Santi per vocazione"


Dopo l'anno di riposo in Dio, nel quale si è voluto puntare sull'essenziale (il rapporto con Dio e la spiritualità spiegato nella lettera dello scorso anno "Pietre vive") "è tempo ora di esplicitare la vocazione alla santità: siamo santi per vocazione!", ha spiegato il cardinale Tettamanzi. Figura esemplare sarà quella di san Carlo Borromeo, nel IV Centenario della sua canonizzazione (1° novembre 1610). Gli elementi fondamentali per questa avventura l'Arcivescovo li ha definiti nella nuova lettera a tutti i fedeli "Santi per vocazione", uno strumento che "vuole aiutare a riscoprire il cristianesimo e il suo segreto". Tre le linee fondamentali di questa lettera: Gesù Cristo, la Chiesa, il cristiano. L'esemplarità di san Carlo nella contemplazione di Gesù Crocifisso - cuore della sua spiritualità - pone una domanda ineludibile alla Chiesa: "Ci lasciamo ancora provocare oggi dal paradosso della croce?". La seconda linea definisce il rapporto tra la Chiesa e la santità: "Quella di san Carlo è stata una santità che ha educato e continua ad educare la Chiesa: la sua è stata una santità popolare - quella di un vescovo che ha vissuto in mezzo al popolo - missionaria e contagiosa. Un santità che il Borromeo ha perseguito nel suo ministero di vescovo, fondando la sua azione pastorale sul Vangelo, sul desiderio di conformazione a Cristo e nell'ascolto del grido dei poveri che si alzava dalla città ferita dalla peste e dalla miseria". Il compimento di questo percorso - ed è il terzo capitolo di "Santi per vocazione" - sta nella consapevolezza della chiamata universale alla santità: la vocazione del cristiano. "Ciascuno è chiamato a santità - ha spiegato il cardinale Tettamanzi - e in san Carlo vocazione e santità crescono insieme: tutti siamo chiamati a trasmettere la fede, secondo le diverse vocazioni".


Riflessione

CHIAMATI ALLA SANTITA'

L'8 settembre scorso in Duomo è stato presentato dall'Arcivescovo il percorso pastorale della Diocesi per il prossimo anno pastorale. Esso ha come tema ciò che rappresenta l'obiettivo, la meta della vita di ogni uomo e di ogni donna chiamati ad essere santi, cioè ad essere per sempre con Dio, nella pienezza della sua vita e del suo amore. Come esempio di questo cammino al quale è chiamato innanzitutto ogni cristiano, sta la figura di S. Carlo Borromeo patrono, insieme con S. Ambrogio, della Diocesi e di cui si ricorda il 4° centenario della canonizzazione. Ci limitiamo a due flash tratti da questo percorso e dalla presentazione che l'Arcivescovo ne ha fatto in Duomo. Un primo punto su cui richiamare l'attenzione è quello della famiglia: un'attenzione, ha detto l'Arcivescovo a Milano, che deve essere "privilegiata e rinnovata" perché si trova ad affrontare "sfide, difficoltà, crisi, abbandoni, povertà materiali e spirituali". Anche in vista dell'appuntamento che, nella primavera del 2012, porterà a Milano il VII incontro Mondiale delle Famiglie; questo - ha aggiunto il cardinale - "ci spinge a porre con coraggio ed in primo piano l'educazione alla spiritualità coniugale e familiare in stretta alleanza tra la famiglia e la Chiesa". Un'alleanza che assume particolare rilievo nel campo dell'impegno educativo alla fede, ma anche in quello che aiuta ragazzi e giovani a crescere e a maturare in pienezza la loro persona.
Un secondo accenno riguarda la carità. "Due sono i criteri dell'azione pastorale di S. Carlo - scrive il card. Tettamanzi - il riferimento al Vangelo e il grido dei poveri". San Carlo che anche in questo è di esempio e di stimolo, "sente compassione per la sua gente e se ne prende cura con una dedizione senza risparmio".
Sono certamente molte le emergenze dalle quali veniamo, in questo momento, confrontati e l'elenco potrebbe essere molto lungo: l'accoglienza di persone in fuga dai loro paesi e che non sono tutte e necessariamente islamiche ma nella maggioranza sono di fede cristiana (ad esempio sudamericani e provenienti da paesi dell'est Europa) ed, anzi, molti sono cattolici. Se mai, si pone non solo alla società ma anche alla Chiesa un problema di accoglienza e di integrazione nella comunità. L'emergenza di una casa a costi accessibili, un lavoro che con la crisi ancora in atto tante volte diventa un miraggio irraggiungibile per persone che ne sono rimaste senza, magari a 40-50 anni di età. Proprio per questo l'Arcivescovo ha deciso di prolungare per un altro anno il Fondo Famiglia-Lavoro per coloro che sono in difficoltà per la mancanza di questo bene fondamentale.
La Madonna Addolorata che ha affrontato dolori e difficoltà e che ricordiamo in questi giorni, ci aiuti e sostenga in questo cammino ed impegno.

(don Gilberto Donnini, prevosto di Varese)


SCHEDE OPERATIVE E DI ORIENTAMENTO

 

Battesimo, l’inizio di un cammino

In questi ultimi anni la Diocesi ha molto lavorato e riflettuto sul sacramento del Battesimo, cercando di individuare una pastorale sempre più adeguata all’oggi. Lo stesso Arcivescovo indirizzerà alle famiglie una lettera dal titolo Il dono più grande. Intanto la Conferenza Episcopale Milanese ha pubblicato una scheda nel volume In cammino con san Carlo, ma anche un intero documento dal titolo Verso la pienezza eucaristica della vita cristiana. Il rinnovamento dell’Iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi nelle comunità pastorali e parrocchiali della Diocesi.
Resta vivo l’invito a un’attenzione particolare verso i genitori che si rivolgono alla parrocchia per far battezzare il loro figlio. L’approccio dovrà essere a “tappe”, come spiegato nelle linee guida del Cem. Innanzitutto il parroco o un altro prete o un diacono incontrerà i genitori «per accogliere e valutare la richiesta del Battesimo», quindi altri operatori pastorali della parrocchia (preferibilmente sposi) visiteranno la famiglia nella loro casa come segno di vicinanza della comunità cristiana. Infine si proporrà un incontro in parrocchia a tutti i genitori che hanno richiesto il Battesimo, eventualmente invitando anche i futuri padrini e madrine dei bambini.
La celebrazione del Battesimo non dovrà essere vissuta in senso privatistico, ma dovrà avere una «connotazione visibilmente comunitaria», magari durante la Messa domenicale. Il cammino battesimale però non culmina con il sacramento, ma sarà importante «dare continuità alle relazioni avviate tra la comunità e le famiglie mediante un opportuno accompagnamento successivo al Battesimo». Questo non significa moltiplicare le serate in parrocchia, si tratta piuttosto «di realizzare a livello comunitario momenti sufficientemente collegati tra loro che favoriscano la scoperta delle potenzialità insite nel ministero dei coniugi».
Non è escluso che gli operatori laici, che avevano preso contatti con le famiglie prima del Battesimo del figlio, mantengano vivo questo rapporto incontrando altre volte le coppie di genitori. Inoltre potrebbero essere proposti incontri domenicali di gruppo per favorire la partecipazione, coinvolgendo «gli stessi bambini in qualche semplice iniziativa pensata per loro». In questa fase potrebbe essere utile «promuovere una collaborazione viva con le scuole dell’infanzia», specie quelle legate al mondo ecclesiale, con insegnanti che partecipano alle équipe battesimali avviate nelle parrocchie.

 

La formazione di base dei laici

Sin dallo scorso anno la Diocesi ha puntato molto sulla formazione dei laici, tanto che le iniziative realizzate nelle sette Zone pastorali hanno coinvolto circa 1300 persone. Si sono svolte infatti molte Settimane di formazione di base per laici organizzate in 17 sedi sparse sul territorio ambrosiano. Dai numeri dei partecipanti si comprende quanto la proposta sia stata molto apprezzata, ora però c’è la necessità di riprendere i contenuti e immaginare un maggiore coinvolgimento di tutti. Occorre formare sempre più laici «che siano attivi protagonisti della vita delle comunità», per questo «si ritiene opportuno proporre un ulteriore livello di formazione», si legge nelle linee guida pubblicate su In cammino con san Carlo.
L’idea è quella di affrontare in modo più approfondito alcuni argomenti proposti lo scorso anno, ma attraverso un «metodo interattivo, più attento a coinvolgere i partecipanti sia a livello personale che di gruppo». Ma si tratterà anche di valorizzare ciò che viene proposto nelle parrocchie, nelle comunità pastorali e nei decanati. In ogni caso questo secondo percorso della «Formazione di base dei laici» sarà organizzato a livello decanale.
«L’impegno per la formazione dei laici deve essere sentito molto vivo e urgente da tutte le comunità», raccomanda il Consiglio episcopale milanese (Cem) che ha elaborato la scheda, non si tratta semplicemente di creare nuovi collaboratori, ma di «valorizzare la ministerialità propria dei laici riconoscendoli veri protagonisti dell’impegno missionario della Chiesa».
Il metodo sarà quindi quello del «laboratorio», quindi ai partecipanti sarà richiesta una «presenza attiva, disponibile al dialogo e al confronto con gli altri». I temi affrontati saranno: la preghiera del cristiano, la lectio divina, l’Eucaristia domenicale, la «regola di vita»...
A livello organizzativo il progetto sarà affidato alle Scuole per operatori pastorali (Sdop), ma potrà essere importante anche il contributo dell’Istituto superiore di scienze religiose, dell’Università Cattolica e dell’Azione Cattolica. Sarà invece il Vicariato per l’evangelizzazione e i sacramenti, attraverso il Servizio per la catechesi, a coordinare l’iniziativa e a promuovere la preparazione dei referenti decanali.

 

I giovani e la vocazione: Matrimonio, sacerdozio o vita religiosa: scelte di vita.


Occorre «una rinnovata attenzione alla pastorale vocazionale», si legge nella scheda pubblicata nel volume In cammino con san Carlo, in particolare nei confronti dei giovani per aiutarli «a scoprire il progetto di Dio su di loro». Il primo invito che la Consiglio episcopale milanese rivolge a tutta la diocesi è quella di una «preghiera incessante per le vocazioni». Ma questo non basta. Si dovrà curare di più anche la direzione spirituale, «con una specifica attenzione ai singoli, soprattutto ai giovani» perché «non esiste vita cristiana senza vocazione».
Il riferimento è innanzitutto alla vocazione al matrimonio cristiano e guardando ai giovani di oggi la diocesi vorrebbe che le comunità parrocchiali li aiutassero «a puntare alto, ad un amore che duri per sempre». «La testimonianza e l’esempio di coppie che sanno vivere con gioia la fedeltà al loro matrimonio - si legge ancora nelle linee guida del Cem - diventi per i giovani concreto motivo di incoraggiamento». Queste persone potrebbero diventare punti di riferimento importanti per i futuri sposi.
Ma il matrimonio non è l’unica vocazione da considerare: soprattutto in questo anno pastorale dedicato a San Carlo non possono mancare anche quella sacerdotale e religiosa. Per questo il Cem suggerisce alle parrocchie di organizzare incontri invitando a parlare persone consacrate «capaci di presentare il senso della loro scelta esclusiva per il Signore». È un servizio prezioso per le ragazze e i ragazzi che «chiedono di capire di più e che desiderano valutare la possibilità di intraprendere questa strada».
Rispetto alle vocazioni a diventare preti o diaconi, la strada potrebbe essere quella di invitare i giovani a partecipare alle iniziative di animazione vocazionale e di incontri promossi dal Servizio diocesano. Ma nulla vieta a una parrocchia, a una comunità pastorale o a un decanato di programmare momenti specifici a Venegono e Seveso come occasione di conoscenza e di confronto diretto con i seminaristi che si preparano a diventare preti.
In diocesi tuttavia esistono già tanti appuntamenti sia a livello parrocchiale che decanale come la Giornata per il Seminario del 19 settembre, la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il prossimo 15 maggio, e la Settimana vocazionale che ogni comunità è invitata a progettare nell’imminenza della Festa dei fiori che si terrà il 10 maggio 2011. Sarà una settimana intensa di preghiera per le vocazioni sacerdotali, in occasione della quale i seminaristi predisporranno un sussidio ad hoc «prendendo spunto dalla cura che San Carlo Borromeo volle riservare a questo ambito».
Questa Settimana vocazionale culminerà con un incontro con tutti gli adolescenti e giovani presso il Seminario di Venegono. Ogni Zona pastorale parteciperà a una serata come «momento significativo di preghiera, di dialogo e di confronto con i seminaristi». Ecco il calendario già predisposto dalla Diocesi: lunedì 2 maggio per le Zone Pastorali I (Milano), VI (Melegnano) e VII (Sesto S. Giovanni); mercoledì 4 maggio per le Zone III (Lecco) e V (Monza); venerdì 6 maggio per le Zone II (Varese) e IV (Rho). Il programma verrà comunicato nei prossimi mesi.
Quello della chiamata vocazionale è un tema molto caro all’Arcivescovo, che ne ha parlato diffusamente nella sua lettera pastorale Santi per vocazione dedicando pagine splendide a questo tema.

 

La visita alle famiglie, un’occasione missionaria, una tradizione da rilanciare

La visita alle famiglie o, come si diceva una volta, la “benedizione delle case” è una tradizione cara alla Diocesi di Milano che ora l’Arcivescovo di Milano vuole rilanciare in chiave missionaria. È un gesto importante quello di «andare incontro alle persone là dove esse vivono, amano, soffrono», si legge nella scheda dedicata a questo tema e pubblicata nel volume In cammino con san Carlo. Tutti riconoscono che le visite in occasione del Natale (o della Pasqua per le parrocchie di rito romano) richiedono «molto impegno e fatica», tuttavia l’invito della Diocesi è che questi momenti siano vissuti «in modo più disteso». Le visite non dovranno essere svolte solo dai preti, ma anche dai diaconi, dalle persone consacrate e dai laici. Il loro coinvolgimento non è da intendersi come «semplice funzione di supplenza dei sacerdoti», ma «il farsi presente presso le famiglie della comunità cristiana in tutte le sue articolazioni». Naturalmente ai fedeli andrà presentata l’iniziativa nei modi e nei tempi adeguati perché ogni nucleo familiare possa comprendere la novità e vivere bene la «visita» natalizia.
In realtà la scelta di avere altre figure rispetto ai preti si è già vista in tante parrocchie e «l’accoglienza e le reazioni delle stesse famiglie sono molto positive», si legge nella scheda elaborata dal Consiglio episcopale milanese. Certo le persone che dovranno essere coinvolte in questo delicato compito dovranno essere adeguatamente preparate. I parroci dovranno innanzitutto rivolgere l’invito ai ministri straordinari della Comunione, ai membri del Consiglio pastorale, ai partecipanti ai vari gruppi familiari, i catechisti, i laici appartenenti a diverse aggregazioni... I «visitatori» quindi andranno scelti con cura e preparati attraverso alcuni incontri, al termine dei quali potrebbero ricevere il mandato possibilmente davanti a tutta la comunità durante una messa domenicale.
«A conclusione della visita alle famiglie - si legge ancora nel testo - è utile un confronto di verifica dell’esperienza con tutti i “visitatori”, sapendo però che la dimensione missionaria non dovrà limitarsi a questo gesto di “concreta prossimità”».

 

Per “Farsi prossimo” oggi: segni concreti di carità

«L’esempio di san Carlo ci interpella in modo particolare in questo anno in cui ricorre anche il 25° anniversario del convegno “Farsi prossimo”. Lo volle il cardinale Carlo Maria Martini e fu un’occasione importante per la nostra Chiesa di interrogarsi e riflettere sui temi della carità. Da quell’evento presero avvio molte iniziative concrete che hanno accompagnato il cammino della Diocesi in tutti questi anni. Molte attività assistenziali, i Centri di ascolto delle nostre parrocchie e la stessa costituzione dei gruppi Caritas parrocchiali e decanali trovano la loro origine proprio a partire da quell’importante convegno».
“I segni della carità: ‘Farsi prossimo oggi’” è infatti una delle linee operative previste per quest’anno pastorale. «Ci viene chiesto di vedere con più chiarezza i mali che affliggono il nostro territorio al momento attuale e il servizio che, come comunità cristiane, siamo chiamati a donare - si sottolinea nella scheda del Cem contenuta nel sussidio In cammino con San Carlo -. La crisi economica e occupazionale in atto, ancora incerta nel suo sbocco, mostra i suoi effetti concreti nella difficoltà di molte famiglie a gestire la loro vita quotidiana e a guardare al futuro con serenità. Non possiamo restare indifferenti, ma dobbiamo sentirci sfidati da una nuova “fantasia della carità”».
Un compito decisivo spetta alle Caritas parrocchiali e decanali, che «sono chiamate a intensificare la loro azione cercando di promuovere sul territorio, oltre che azioni concrete di sostegno verso i più bisognosi, una rinnovata cultura della solidarietà intesa come responsabilità di tutti a farsi prossimi degli altri e a prendersi cura dei vicini. La solidarietà responsabile domanda una seria e profonda revisione degli stili di vita nel segno della sobrietà che prima ancora di essere un “rinunciare a qualcosa” è la disponibilità interiore a indirizzare le risorse nella giusta direzione per favorire lo sviluppo e la crescita della persona. La sobrietà indirizza i beni alla promozione dell’“essere” e rifugge dal puro godimento dell’“avere”».
Ma l’impegno su questo fronte deve essere dell’intera comunità cristiana: «Siano anzitutto le stesse comunità parrocchiali a testimoniare concretamente la scelta della sobrietà, rivedendo il loro stile di vita, anche impegnandosi ad alzare sensibilmente la quota delle risorse economiche destinate alla carità. Potrebbe essere significativo che in questo anno dedicato a san Carlo tutte le nostre comunità offrano un segno eloquente di vicinanza ai poveri che vivono nelle strade invitandoli in qualche circostanza nelle case o in parrocchia. È un gesto che andrà preparato con cura, sottolineandone il significato come un richiamo a risvegliare la coscienza della giustizia, per la quale “i diritti dei deboli non sono affatto diritti deboli”».
Ovviamente non manca la sollecitazione a rilanciare il Fondo Famiglia-Lavoro, che sta ottenendo notevoli risultati, ma che va ulteriormente alimentato perché i bisogni sono crescenti. «Le parrocchie si attivino a farlo conoscere e a promuoverlo presso la comunità. Offrano esse stesse il loro contributo: a oggi meno della metà delle parrocchie della Diocesi hanno direttamente contribuito al Fondo. Un momento preciso di attenzione a questo aspetto è la Giornata della Solidarietà che si celebrerà in Diocesi il 13 febbraio 2011».
Una particolare attenzione va riservata poi alle Scuole di formazione all’impegno sociale e politico per i giovani “Date a Cesare”, iniziate lo scorso anno con incoraggianti risultati.