Dopo l'anno di riposo in Dio, nel quale si è voluto puntare sull'essenziale
(il rapporto con Dio e la spiritualità spiegato nella lettera dello
scorso anno "Pietre vive") "è tempo ora di esplicitare
la vocazione alla santità: siamo santi per vocazione!", ha spiegato
il cardinale Tettamanzi. Figura esemplare sarà quella di san Carlo
Borromeo, nel IV Centenario della sua canonizzazione (1° novembre 1610).
Gli elementi fondamentali per questa avventura l'Arcivescovo li ha definiti
nella nuova lettera a tutti i fedeli "Santi per vocazione", uno
strumento che "vuole aiutare a riscoprire il cristianesimo e il suo
segreto". Tre le linee fondamentali di questa lettera: Gesù
Cristo, la Chiesa, il cristiano. L'esemplarità di san Carlo nella
contemplazione di Gesù Crocifisso - cuore della sua spiritualità
- pone una domanda ineludibile alla Chiesa: "Ci lasciamo ancora provocare
oggi dal paradosso della croce?". La seconda linea definisce il rapporto
tra la Chiesa e la santità: "Quella di san Carlo è stata
una santità che ha educato e continua ad educare la Chiesa: la sua
è stata una santità popolare - quella di un vescovo che ha
vissuto in mezzo al popolo - missionaria e contagiosa. Un santità
che il Borromeo ha perseguito nel suo ministero di vescovo, fondando la
sua azione pastorale sul Vangelo, sul desiderio di conformazione a Cristo
e nell'ascolto del grido dei poveri che si alzava dalla città ferita
dalla peste e dalla miseria". Il compimento di questo percorso - ed
è il terzo capitolo di "Santi per vocazione" - sta nella
consapevolezza della chiamata universale alla santità: la vocazione
del cristiano. "Ciascuno è chiamato a santità - ha spiegato
il cardinale Tettamanzi - e in san Carlo vocazione e santità crescono
insieme: tutti siamo chiamati a trasmettere la fede, secondo le diverse
vocazioni".
L'8 settembre scorso in Duomo è stato presentato dall'Arcivescovo
il percorso pastorale della Diocesi per il prossimo anno pastorale. Esso
ha come tema ciò che rappresenta l'obiettivo, la meta della vita
di ogni uomo e di ogni donna chiamati ad essere santi, cioè ad essere
per sempre con Dio, nella pienezza della sua vita e del suo amore. Come
esempio di questo cammino al quale è chiamato innanzitutto ogni cristiano,
sta la figura di S. Carlo Borromeo patrono, insieme con S. Ambrogio, della
Diocesi e di cui si ricorda il 4° centenario della canonizzazione. Ci
limitiamo a due flash tratti da questo percorso e dalla presentazione che
l'Arcivescovo ne ha fatto in Duomo. Un primo punto su cui richiamare l'attenzione
è quello della famiglia: un'attenzione, ha detto l'Arcivescovo a
Milano, che deve essere "privilegiata e rinnovata" perché
si trova ad affrontare "sfide, difficoltà, crisi, abbandoni,
povertà materiali e spirituali". Anche in vista dell'appuntamento
che, nella primavera del 2012, porterà a Milano il VII incontro Mondiale
delle Famiglie; questo - ha aggiunto il cardinale - "ci spinge a porre
con coraggio ed in primo piano l'educazione alla spiritualità coniugale
e familiare in stretta alleanza tra la famiglia e la Chiesa". Un'alleanza
che assume particolare rilievo nel campo dell'impegno educativo alla fede,
ma anche in quello che aiuta ragazzi e giovani a crescere e a maturare in
pienezza la loro persona.
Un secondo accenno riguarda la carità. "Due sono i criteri dell'azione
pastorale di S. Carlo - scrive il card. Tettamanzi - il riferimento al Vangelo
e il grido dei poveri". San Carlo che anche in questo è di esempio
e di stimolo, "sente compassione per la sua gente e se ne prende cura
con una dedizione senza risparmio".
Sono certamente molte le emergenze dalle quali veniamo, in questo momento,
confrontati e l'elenco potrebbe essere molto lungo: l'accoglienza di persone
in fuga dai loro paesi e che non sono tutte e necessariamente islamiche
ma nella maggioranza sono di fede cristiana (ad esempio sudamericani e provenienti
da paesi dell'est Europa) ed, anzi, molti sono cattolici. Se mai, si pone
non solo alla società ma anche alla Chiesa un problema di accoglienza
e di integrazione nella comunità. L'emergenza di una casa a costi
accessibili, un lavoro che con la crisi ancora in atto tante volte diventa
un miraggio irraggiungibile per persone che ne sono rimaste senza, magari
a 40-50 anni di età. Proprio per questo l'Arcivescovo ha deciso di
prolungare per un altro anno il Fondo Famiglia-Lavoro per coloro che sono
in difficoltà per la mancanza di questo bene fondamentale.
La Madonna Addolorata che ha affrontato dolori e difficoltà e che
ricordiamo in questi giorni, ci aiuti e sostenga in questo cammino ed impegno.
(don Gilberto Donnini, prevosto di Varese)
Battesimo, linizio di un cammino
In questi ultimi anni la Diocesi ha molto lavorato e riflettuto sul sacramento
del Battesimo, cercando di individuare una pastorale sempre più adeguata
alloggi. Lo stesso Arcivescovo indirizzerà alle famiglie una
lettera dal titolo Il dono più grande. Intanto la Conferenza Episcopale
Milanese ha pubblicato una scheda nel volume In cammino con san Carlo, ma
anche un intero documento dal titolo Verso la pienezza eucaristica della
vita cristiana. Il rinnovamento dellIniziazione cristiana dei bambini
e dei ragazzi nelle comunità pastorali e parrocchiali della Diocesi.
Resta vivo linvito a unattenzione particolare verso i genitori
che si rivolgono alla parrocchia per far battezzare il loro figlio. Lapproccio
dovrà essere a tappe, come spiegato nelle linee guida
del Cem. Innanzitutto il parroco o un altro prete o un diacono incontrerà
i genitori «per accogliere e valutare la richiesta del Battesimo»,
quindi altri operatori pastorali della parrocchia (preferibilmente sposi)
visiteranno la famiglia nella loro casa come segno di vicinanza della comunità
cristiana. Infine si proporrà un incontro in parrocchia a tutti i
genitori che hanno richiesto il Battesimo, eventualmente invitando anche
i futuri padrini e madrine dei bambini.
La celebrazione del Battesimo non dovrà essere vissuta in senso privatistico,
ma dovrà avere una «connotazione visibilmente comunitaria»,
magari durante la Messa domenicale. Il cammino battesimale però non
culmina con il sacramento, ma sarà importante «dare continuità
alle relazioni avviate tra la comunità e le famiglie mediante un
opportuno accompagnamento successivo al Battesimo». Questo non significa
moltiplicare le serate in parrocchia, si tratta piuttosto «di realizzare
a livello comunitario momenti sufficientemente collegati tra loro che favoriscano
la scoperta delle potenzialità insite nel ministero dei coniugi».
Non è escluso che gli operatori laici, che avevano preso contatti
con le famiglie prima del Battesimo del figlio, mantengano vivo questo rapporto
incontrando altre volte le coppie di genitori. Inoltre potrebbero essere
proposti incontri domenicali di gruppo per favorire la partecipazione, coinvolgendo
«gli stessi bambini in qualche semplice iniziativa pensata per loro».
In questa fase potrebbe essere utile «promuovere una collaborazione
viva con le scuole dellinfanzia», specie quelle legate al mondo
ecclesiale, con insegnanti che partecipano alle équipe battesimali
avviate nelle parrocchie.
La formazione di base dei laici
Sin dallo scorso anno la Diocesi ha puntato molto sulla formazione dei
laici, tanto che le iniziative realizzate nelle sette Zone pastorali hanno
coinvolto circa 1300 persone. Si sono svolte infatti molte Settimane di
formazione di base per laici organizzate in 17 sedi sparse sul territorio
ambrosiano. Dai numeri dei partecipanti si comprende quanto la proposta
sia stata molto apprezzata, ora però cè la necessità
di riprendere i contenuti e immaginare un maggiore coinvolgimento di tutti.
Occorre formare sempre più laici «che siano attivi protagonisti
della vita delle comunità», per questo «si ritiene opportuno
proporre un ulteriore livello di formazione», si legge nelle linee
guida pubblicate su In cammino con san Carlo.
Lidea è quella di affrontare in modo più approfondito
alcuni argomenti proposti lo scorso anno, ma attraverso un «metodo
interattivo, più attento a coinvolgere i partecipanti sia a livello
personale che di gruppo». Ma si tratterà anche di valorizzare
ciò che viene proposto nelle parrocchie, nelle comunità pastorali
e nei decanati. In ogni caso questo secondo percorso della «Formazione
di base dei laici» sarà organizzato a livello decanale.
«Limpegno per la formazione dei laici deve essere sentito molto
vivo e urgente da tutte le comunità», raccomanda il Consiglio
episcopale milanese (Cem) che ha elaborato la scheda, non si tratta semplicemente
di creare nuovi collaboratori, ma di «valorizzare la ministerialità
propria dei laici riconoscendoli veri protagonisti dellimpegno missionario
della Chiesa».
Il metodo sarà quindi quello del «laboratorio», quindi
ai partecipanti sarà richiesta una «presenza attiva, disponibile
al dialogo e al confronto con gli altri». I temi affrontati saranno:
la preghiera del cristiano, la lectio divina, lEucaristia domenicale,
la «regola di vita»...
A livello organizzativo il progetto sarà affidato alle Scuole per
operatori pastorali (Sdop), ma potrà essere importante anche il contributo
dellIstituto superiore di scienze religiose, dellUniversità
Cattolica e dellAzione Cattolica. Sarà invece il Vicariato
per levangelizzazione e i sacramenti, attraverso il Servizio per la
catechesi, a coordinare liniziativa e a promuovere la preparazione
dei referenti decanali.
I giovani e la vocazione: Matrimonio, sacerdozio o vita religiosa: scelte di vita.
Occorre «una rinnovata attenzione alla pastorale vocazionale»,
si legge nella scheda pubblicata nel volume In cammino con san Carlo, in
particolare nei confronti dei giovani per aiutarli «a scoprire il
progetto di Dio su di loro». Il primo invito che la Consiglio episcopale
milanese rivolge a tutta la diocesi è quella di una «preghiera
incessante per le vocazioni». Ma questo non basta. Si dovrà
curare di più anche la direzione spirituale, «con una specifica
attenzione ai singoli, soprattutto ai giovani» perché «non
esiste vita cristiana senza vocazione».
Il riferimento è innanzitutto alla vocazione al matrimonio cristiano
e guardando ai giovani di oggi la diocesi vorrebbe che le comunità
parrocchiali li aiutassero «a puntare alto, ad un amore che duri per
sempre». «La testimonianza e lesempio di coppie che sanno
vivere con gioia la fedeltà al loro matrimonio - si legge ancora
nelle linee guida del Cem - diventi per i giovani concreto motivo di incoraggiamento».
Queste persone potrebbero diventare punti di riferimento importanti per
i futuri sposi.
Ma il matrimonio non è lunica vocazione da considerare: soprattutto
in questo anno pastorale dedicato a San Carlo non possono mancare anche
quella sacerdotale e religiosa. Per questo il Cem suggerisce alle parrocchie
di organizzare incontri invitando a parlare persone consacrate «capaci
di presentare il senso della loro scelta esclusiva per il Signore».
È un servizio prezioso per le ragazze e i ragazzi che «chiedono
di capire di più e che desiderano valutare la possibilità
di intraprendere questa strada».
Rispetto alle vocazioni a diventare preti o diaconi, la strada potrebbe
essere quella di invitare i giovani a partecipare alle iniziative di animazione
vocazionale e di incontri promossi dal Servizio diocesano. Ma nulla vieta
a una parrocchia, a una comunità pastorale o a un decanato di programmare
momenti specifici a Venegono e Seveso come occasione di conoscenza e di
confronto diretto con i seminaristi che si preparano a diventare preti.
In diocesi tuttavia esistono già tanti appuntamenti sia a livello
parrocchiale che decanale come la Giornata per il Seminario del 19 settembre,
la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il prossimo 15 maggio,
e la Settimana vocazionale che ogni comunità è invitata a
progettare nellimminenza della Festa dei fiori che si terrà
il 10 maggio 2011. Sarà una settimana intensa di preghiera per le
vocazioni sacerdotali, in occasione della quale i seminaristi predisporranno
un sussidio ad hoc «prendendo spunto dalla cura che San Carlo Borromeo
volle riservare a questo ambito».
Questa Settimana vocazionale culminerà con un incontro con tutti
gli adolescenti e giovani presso il Seminario di Venegono. Ogni Zona pastorale
parteciperà a una serata come «momento significativo di preghiera,
di dialogo e di confronto con i seminaristi». Ecco il calendario già
predisposto dalla Diocesi: lunedì 2 maggio per le Zone Pastorali
I (Milano), VI (Melegnano) e VII (Sesto S. Giovanni); mercoledì 4
maggio per le Zone III (Lecco) e V (Monza); venerdì 6 maggio per
le Zone II (Varese) e IV (Rho). Il programma verrà comunicato nei
prossimi mesi.
Quello della chiamata vocazionale è un tema molto caro allArcivescovo,
che ne ha parlato diffusamente nella sua lettera pastorale Santi per vocazione
dedicando pagine splendide a questo tema.
La visita alle famiglie, unoccasione missionaria, una tradizione da rilanciare
La visita alle famiglie o, come si diceva una volta, la benedizione
delle case è una tradizione cara alla Diocesi di Milano che
ora lArcivescovo di Milano vuole rilanciare in chiave missionaria.
È un gesto importante quello di «andare incontro alle persone
là dove esse vivono, amano, soffrono», si legge nella scheda
dedicata a questo tema e pubblicata nel volume In cammino con san Carlo.
Tutti riconoscono che le visite in occasione del Natale (o della Pasqua
per le parrocchie di rito romano) richiedono «molto impegno e fatica»,
tuttavia linvito della Diocesi è che questi momenti siano vissuti
«in modo più disteso». Le visite non dovranno essere
svolte solo dai preti, ma anche dai diaconi, dalle persone consacrate e
dai laici. Il loro coinvolgimento non è da intendersi come «semplice
funzione di supplenza dei sacerdoti», ma «il farsi presente
presso le famiglie della comunità cristiana in tutte le sue articolazioni».
Naturalmente ai fedeli andrà presentata liniziativa nei modi
e nei tempi adeguati perché ogni nucleo familiare possa comprendere
la novità e vivere bene la «visita» natalizia.
In realtà la scelta di avere altre figure rispetto ai preti si è
già vista in tante parrocchie e «laccoglienza e le reazioni
delle stesse famiglie sono molto positive», si legge nella scheda
elaborata dal Consiglio episcopale milanese. Certo le persone che dovranno
essere coinvolte in questo delicato compito dovranno essere adeguatamente
preparate. I parroci dovranno innanzitutto rivolgere linvito ai ministri
straordinari della Comunione, ai membri del Consiglio pastorale, ai partecipanti
ai vari gruppi familiari, i catechisti, i laici appartenenti a diverse aggregazioni...
I «visitatori» quindi andranno scelti con cura e preparati attraverso
alcuni incontri, al termine dei quali potrebbero ricevere il mandato possibilmente
davanti a tutta la comunità durante una messa domenicale.
«A conclusione della visita alle famiglie - si legge ancora nel testo
- è utile un confronto di verifica dellesperienza con tutti
i visitatori, sapendo però che la dimensione missionaria
non dovrà limitarsi a questo gesto di concreta prossimità».
Per Farsi prossimo oggi: segni concreti di carità
«Lesempio di san Carlo ci interpella in modo particolare
in questo anno in cui ricorre anche il 25° anniversario del convegno
Farsi prossimo. Lo volle il cardinale Carlo Maria Martini e
fu unoccasione importante per la nostra Chiesa di interrogarsi e riflettere
sui temi della carità. Da quellevento presero avvio molte iniziative
concrete che hanno accompagnato il cammino della Diocesi in tutti questi
anni. Molte attività assistenziali, i Centri di ascolto delle nostre
parrocchie e la stessa costituzione dei gruppi Caritas parrocchiali e decanali
trovano la loro origine proprio a partire da quellimportante convegno».
I segni della carità: Farsi prossimo oggi
è infatti una delle linee operative previste per questanno
pastorale. «Ci viene chiesto di vedere con più chiarezza i
mali che affliggono il nostro territorio al momento attuale e il servizio
che, come comunità cristiane, siamo chiamati a donare - si sottolinea
nella scheda del Cem contenuta nel sussidio In cammino con San Carlo -.
La crisi economica e occupazionale in atto, ancora incerta nel suo sbocco,
mostra i suoi effetti concreti nella difficoltà di molte famiglie
a gestire la loro vita quotidiana e a guardare al futuro con serenità.
Non possiamo restare indifferenti, ma dobbiamo sentirci sfidati da una nuova
fantasia della carità».
Un compito decisivo spetta alle Caritas parrocchiali e decanali, che «sono
chiamate a intensificare la loro azione cercando di promuovere sul territorio,
oltre che azioni concrete di sostegno verso i più bisognosi, una
rinnovata cultura della solidarietà intesa come responsabilità
di tutti a farsi prossimi degli altri e a prendersi cura dei vicini. La
solidarietà responsabile domanda una seria e profonda revisione degli
stili di vita nel segno della sobrietà che prima ancora di essere
un rinunciare a qualcosa è la disponibilità interiore
a indirizzare le risorse nella giusta direzione per favorire lo sviluppo
e la crescita della persona. La sobrietà indirizza i beni alla promozione
dellessere e rifugge dal puro godimento dellavere».
Ma limpegno su questo fronte deve essere dellintera comunità
cristiana: «Siano anzitutto le stesse comunità parrocchiali
a testimoniare concretamente la scelta della sobrietà, rivedendo
il loro stile di vita, anche impegnandosi ad alzare sensibilmente la quota
delle risorse economiche destinate alla carità. Potrebbe essere significativo
che in questo anno dedicato a san Carlo tutte le nostre comunità
offrano un segno eloquente di vicinanza ai poveri che vivono nelle strade
invitandoli in qualche circostanza nelle case o in parrocchia. È
un gesto che andrà preparato con cura, sottolineandone il significato
come un richiamo a risvegliare la coscienza della giustizia, per la quale
i diritti dei deboli non sono affatto diritti deboli».
Ovviamente non manca la sollecitazione a rilanciare il Fondo Famiglia-Lavoro,
che sta ottenendo notevoli risultati, ma che va ulteriormente alimentato
perché i bisogni sono crescenti. «Le parrocchie si attivino
a farlo conoscere e a promuoverlo presso la comunità. Offrano esse
stesse il loro contributo: a oggi meno della metà delle parrocchie
della Diocesi hanno direttamente contribuito al Fondo. Un momento preciso
di attenzione a questo aspetto è la Giornata della Solidarietà
che si celebrerà in Diocesi il 13 febbraio 2011».
Una particolare attenzione va riservata poi alle Scuole di formazione allimpegno
sociale e politico per i giovani Date a Cesare, iniziate lo
scorso anno con incoraggianti risultati.