alcune lettere dell'esperienza
pastorale
di don Ervé in Niger
Liberaci dalla tentazione
Prima di tutto un grande ciao a tutti. Qui la mia vita trascorre "silenziosa"
nella quotidiana disponibilità in quest'avventura che attraverso
la Chiesa di Niamey in Niger sto cercando di vivere a servizio dei Fulbé
nella semplicissima pastorale della "stuoia" che mi coinvolge
sempre più anche se, come già vi dicevo, non ho per ora nessun
punto di riferimento se non il rinnovato invio e sostegno del Vescovo di
Niamey. Oggi è terminata la sua visita pastorale annuale di 4 giorni
alla parrocchia di Makalondi. E' stato un tempo molto familiare e ricco
di dialogo che mi ha "confermato e rilanciato" nel cammino che
sto facendo. Voi non ci crederete, ma alla sera lavava i piatti con noi.
In questa sua familiarità e partecipazione al servizio, dopo una
giornata faticosa anche per lui, vedo già presente quella Chiesa
semplice e povera come il Papa Francesco desidera. Riconoscere il valore
dell'altro, uscendo dalla vanità delle "gerarchie", mi
sembra la via giusta, nel nome del Signore, per riconoscere e servire "l'altro"
nella "creatività" della sua corresponsabilità.
Credo che per fare questo sia necessario mettere a disposizione il "tempo
del dialogo" perché ciascuno possa "uscire" da quella
chiesuola fatta sulla sua "misura" o sulle sue "paure".
Questa è una responsabilità affascinante, ma anche crocifiggente
perché domanda di donarsi, di "decentrarsi" per essere
come battezzati veramente pastori a servizio della ricchezza di ciascuna
"pecora del gregge". Pregate per me affinché non mi manchi
mai questo desiderio di corresponsabilità, di servizio sulla misura
della Parola che ci chiede di essere come il chicco di grano che muore;
per vivere il valore della nostra vita liberandoci dalla tentazione di "tenere
per se". Mi vengono spontanee, alla mente e al cuore, le parole del
Padre Nostro che ri-condivido con voi
-ma liberaci dalla tentazione
(dal male) amen. Come sapete qui il caldo non manca. Di notte dormo sotto
le stelle per cercare un po' di sollievo. Con il mese di marzo siamo entrati
nel periodo climatico più faticoso. La salute è buona, ma
alla sera arrivo bello "cotto". Le promesse che durante il giorno
mi ero fatto di scrivere devono perciò fare sempre i "conti"
con questa situazione che mi spinge a rimandare attendendo un po' di "fresco".
Pensando a voi che avete ancora bisogno del riscaldamento mi viene un po'
d'invidia e scherzando dico al Signore di spegnere da noi il ri-scaldamento
perché è un po' esagerato. Con affetto don Hervé
Agli 'sgoccioli' di un cammino ricco e impegnativo
che mi dona la responsabilità del 'ritorno'
Carissimi tutti,amici e fratelli che mi aiutate
continuamente a camminare nella fede, sono agli 'sgoccioli' di un cammino
ricco e impegnativo che mi dona la responsabilità del 'ritorno' per
continuare il cammino di vita che da anni ho accolto nel nome del Signore:
vivere nella corresponsabilità della testimonianza del dono della
fede. Eccomi, più o meno pronto perché non è tanto
facile 'lasciare' e nello stesso tempo 'ricominciare' dove ancora non so.
Per il momento preferisco non pensarci e vivere questi primi giorni nella
ricchezza di un cammino vissuto con i miei amici Fulbe e nella parrocchia
di Makalondi, non tanto per nostalgia, ma per capire e accogliere meglio
nel mio cuore i tanti doni ricevuti. Questo comprendo che mi domanderà
un po' di tempo e anche certamente un po' di sana nostalgia. In ogni caso
sono sereno e aperto al prossimo dono che nella mia Diocesi mi verrà
offerto. Come dicevo non ho la minima idea di dove andrò e per questo
preferisco 'lasciare fare' a chi conosce i tanti bisogni di fraternità
nella nostra Diocesi. Dà parte mia vivrò volentieri il dialogo
nella scelta della prossima destinazione, ma sempre con i miei 'sandali'
senza nessuna particolare priorità se non quella di poter vivere
una effettiva disponibilità a 'servire' secondo le mie reali possibilità.
Dunque a presto accogliendo prima di tutto un primo tempo di 'riposo fisico'
di cui mi accorgo di avere bisogno pur con una salute di "ferro"
a parte un po' di ruggine degli anni.
Ciao, ciao e a presto con affetto don Hervé Yunussa Dadi.
Notte nella savana
(settembre 2012)
Grazie per la notte di preghiera che ho potuto
fare sulla collina vicino alla missione dove c'è una grande croce
bianca. Da tempo desideravo questa veglia di preghiera, nel più grande
silenzio delle notti nella savana. Ho fatto il piccolo bagaglio necessario:
la stuoia, una coperta, una bottiglia d'acqua, un piccolo cuscino di gomma
piuma per le mie reni non tanto abituate al terreno roccioso della collina,
un bastone il tutto legato alla bicicletta
e via. Alle 18 quando
qui il sole è quasi tramontato si pedala volentieri. In questo periodo
c'è un leggero venticello che al calar del sole diventa quasi piacevole
pur nel caldo che m'inzuppa di sudore. Qualche rara persona ancora per strada
perché ormai è il tempo del "rientro". Anch'io oggi
voglio, desidero "rientrare" nel silenzio di queste notti della
savana dove solo le stelle infinite parlano. Con facilità arrivo
in cima alla piccola collina. Gli ultimi metri devo farli a piedi, c'è
troppa ghiaia e non ho proprio voglia di cadere. Appoggio la bicicletta
stendo la stuoia un po' lontano dalla croce per poterla abbracciare completamente
con lo sguardo e nello stesso tempo spaziare con lo sguardo dalla collina.
Sento le voci di qualche fratello che sta percorrendo, per la "sua
strada", la piccola pista che costeggia la collina. E' come un tuffo
nella preghiera, immediato e profondo. Ringrazio Dio per loro che non conosco,
ma che stanno vivendo la loro storia con i loro progetti e mi rendo subito
conto di quanto sono "piccolo". Quante realtà, quante persone
non conosco o non so ancora amare nel Signore e il Signore mi concede la
grazia di offrire anche per loro questa mia notte di preghiera. Ormai è
buio, tutto è sparito. Intravvedo solo la grande croce bianca immersa
nell'oceano di stelle. Mi dico che sono un po' matto a stare lì senza
fare niente. A casa avrei potuto fare altro di utile. Qui invece ho tra
le mani il vangelo di Giovanni in fufuldé che la piccola torcia a
batteria solare mi permette di proclamare. Lo leggo con avidità quasi
cantandolo silenziosamente, non tutte le parole le capisco, ma molte sono
chiare e m'immergono nella fede del capitolo decimo: il buon pastore. La
commozione è tanta e mi si affacciano alla mente tanti volti amati
e tanti volti conosciuti per i quali il Signore è o è stato
il buon Pastore. L'intimità di questa notte è immensa, mi
abbraccia da ogni parte su questa collina spoglia. La mia vita mi scorre
d'innanzi e ne resto ammirato e saziato. Non c'è bisogno sempre di
cenare, sento che questo digiuno è più nutriente di tanti
cibi. E prego, mi addormento e ritorno a pregare nel silenzio ricco di "presenza"
che nella mia piccola fede ascolto e lascio lavorare in me. Comincia a far
giorno. In fretta riparto e vado direttamente nella nostra Chiesa a Makalondi
e qui con altri fratelli e sorelle celebro la santa messa e mi "nutro"
di Lui in una gioia profonda.
Ciao vostro don Hervé
Acqua e alfabetizzazione
(17-10-2011)
Sabato sera abbiamo celebrato la S. Messa di chiusura dell'assemblea diocesana
a Niamey sull'impegno evangelico della CARITA' (la nostra Caritas). Ero
molto emozionato spiritualmente nel costatare che qui, nonostante le grandi,
enormi difficoltà finanziarie della Chiesa locale ci si ponga questo
"impegno pastorale" per tutte le parrocchie e comunità
varie. Tu sai bene e molti lo sanno, quali povertà questo Paese vive
per tanti motivi anche per colpe di alcuni governanti locali come la stampa
locale sta facendo, grazie a Dio, emergere. Ma nel frattempo le nostre sorelle
e i nostri fratelli, tra qui abito ora, soffrono incolpevoli. Mando questo
piccolo pensiero pensando, con le lacrime agli occhi, che con il vostro
aiuto potremmo costruire qualche pozzo e fare dei progetti concreti di alfabetizzazione
nella nostra parrocchia, ma non solo nella nostra per vivere realmente la
corresponsabilità anche con quelle parrocchie che non possono ricevere
"doni da altre Comunità di altri Paesi" come a me è
dato per il cammino di vita fraterna e di fede che ho potuto condividere
con voi e nella Diocesi di Milano. Le lacrime agli occhi perché sento,
nonostante la grande "debolezza di risorse della Chiesa Locale"
che parla a voce alta per "farsi prossima" dei più poveri.
Anzi il più povero, quando accolto realmente, diventa colui che ci
salva dai nostri egoismi perché ci permette di valorizzare i "talenti"
che abbiamo per il BENE del fratello e della sorella in difficoltà.
Per me questi piccoli pensieri sono come raggi di sole che illuminano il
nostro cuore e lo aiutano a valorizzare le sue ricchezze certamente nello
sviluppo di tutti e soprattutto dei più poveri. Non cadiamo nel tranello
di attendere solo che facciano gli altri, ma noi con i nostri piccoli mezzi
nel cammino di vera umanità che ci appartiene facciamo. Penso spesso
che il "cammino" di Maria, Giuseppe e Gesù, la Sacra Famiglia,
è stato un cammino tanto umile nelle cosiddette possibilità
economiche, ma tanto grande per il dono di se stessi a cui anche noi possiamo
tendere là dove viviamo e a favore dei più poveri per far
crescere la passione per la realizzazione della dignità umana e sociale
di ogni "piccolo". In questo periodo ho comperato una fotocopiatrice
e uno scanner per poter duplicare notizie di collegamento tra le nostre
Comunità (lo scanner per documenti già in lingua locale) così
che tutti possano, almeno un po', "nutrirsi di un cammino comune"
e portare in tal modo una partecipazione più personale. Piccole cose,
come i piccoli pensieri. Comincio così a manifestare una nostra solidarietà,
pregando, saldando e stampando. Ciao con affetto a tutti voi e buon 'mese
caldanese', don Hervé
Ho compiuto 65 anni
Bomoanga 7-9-2012
Cari amici un piccolo pensiero che oggi ho vissuto in modo intimo e particolare:
il dono della vita ricevuta o compleanno. E' ormai sera di questo giorno
importante della mia vita. Oggi ho compiuto 65 anni. Sono di ritorno da
un piccolo villaggio di fulbe alla periferia di Bomoanga dove, nella loro
accoglienza, mi esercito a parlare questa lingua. Ora nel ricchezza e nel
"silenzio" di Bomoanga scrivo questo "piccolo pensiero"
che spero d'inviarvi domani, quando sarò ritornato a Makalondi. Qui
il telefono e il computer non hanno possibilità di collegamento,
non c'è, come si dice, "campo". Al mattino ho celebrato
la santa messa in gurmancé, la lingua più parlata da queste
parti e che io purtroppo non capisco e non mi sento in grado d'imparare
insieme al fufuldé. Ho solamente imparato a leggerla. Questa "povertà"
non mi pesa anzi mi aiuta a vedere che "c'è di più"
di quello che conta per me. Nella nostra Diocesi di Milano abbiamo cercato
di comprendere, qualche anno fa, questo "c'è di più"
che la Provvidenza anche oggi mi ha dato la gioia e di constatare. Una mamma,
presente alla messa di questa mattina, mi parlava di questo "c'è
di più" con i gesti universali dell'accoglienza che in tutto
il mondo le mamme vivono con i loro "piccoli". Cullava dolcemente
il suo bimbo che teneva tra le braccia e che con avidità succhiava
al suo seno. La grande povertà della loro vita mi riapriva gli "occhi"
sul Mistero che stavo celebrando nel giorno del mio compleanno. Il Signore
Gesù "ancora una volta e totalmente" si è fatto
"pane spezzato" per me, per noi, per tutti. Io mi sento abbracciato
da questo Mistero di tenerezza infinita e di gratuita donata senza riserve
che grazie anche alla mamma e al suo bambino bussava al mio cuore di uomo,
di prete. "Ancora una volta" la testimonianza di questa gratuità
della gente povera che è capace di accogliere la vita con il pochissimo
che possiede è stata per me una grande lezione di "vita".
Non possiedono niente; non hanno e non sono il "futuro" per il
"mondo" delle grandi parole, degli affari, dell'economia, del
potere, ma si "donano alla vita". Pensavo istintivamente alla
mia mamma e al mio papà che mi accoglievano tanti anni fa. Tanti
anni fa, ma nello stesso tempo un "soffio" ora che li ho già
vissuti. Mi fa tanto bene questo compleanno vissuto in questa "presenza"
della vita silenziosa. Pensieri "grandi" che volano velocissimi
nella mia mente e nel mio cuore portandomi in orizzonti grandi. Le mie mani
sollevano l'ostia consacrata e le labbra ridicono quella verità per
la quale mi è dato di vivere per sempre nella luce che ancora faccio
fatica a vedere, ma a cui mi affido: "per Cristo, con Cristo e in Cristo
" . Oggi, a 65 anni, mi trovo ancora impegnato ad imparare una
lingua come un bimbo che giorno dopo giorno apprende la lingua dei "suoi
cari". Mi sento come "un seme seminato" nel mistero della
vita i cui frutti non si vedono ancora, ma che spero
porti i suoi
frutti. Nell'anonimato di questa vita "silenziosa" vedo i grandi
e i piccoli che, pur essendo tanto poveri, sono ricchi di sorriso, di speranza,
di saluti
e nello stesso tempo purtroppo di tanta ingiustizia sociale,
economica, culturale
Guardo con affetto e ringraziamento il crocifisso
che mi avete donato alla veglia di preghiera missionaria di quasi due anni
fa. Non ci sono pensieri in questi momenti, ma sensazioni profonde che mi
riempiono di luce e nello stesso momento mi confondono per la consapevolezza
di un "di più" a cui credo e che ancora non vedo. Se avessi
fede come un granellino di senape
L'impotenza del Crocifisso è
impressionante nella sua pienezza d'amore. Prego perché sempre più
la mia vita e la vostra possano seguire questo "cammino" nel quale
solo Lui ha Parole di Vita. Con affetto nella gioia silenziosa di questo
compleanno don Hervé.
La mia seconda casa
(25-9-2012)
Ciao a tutti. Sono rientrato da poco a Makalondi dal villaggio di Bomoanga
che è diventato un po' "la mia seconda casa". Per tre giorni,
a volte quattro, "m'immergo" quasi completamente nella lingua
fufuldé. E' un'esperienza molto bella e nello stesso tempo non facile,
anzi a volte mi mette parecchio alla prova. Sto leggendo il vangelo di domani:
"se non diventerete come i bambini non entrerete mai
".
Devo dire che questo: "non entrerete mai" l'avevo sempre letto
un po' negativamente come un dover fare attenzione a non "sbagliare".
Forse ora sto cominciando a comprenderlo, mi sembra, nel suo significato
più vero liberato dall'idea di un giudizio negativo. Così,
a un amico, dicevo che Gesù, con questa affascinante proposta, ci
offre la possibilità di entrare davvero in "comunione"
come un bambino che impara a crescere nella sua famiglia. "L'entrare"
di un bambino è una ricchezza per lui e nello stesso tempo è
un imparare ad accogliere ciò che non possiede. Non si tratta dunque
di uno sminuire la propria realtà sottoponendosi ad un "limite",
ma di accoglierla positivamente come fa un bambino che è aiutato
a crescere nella sua "dignità". E per questo, grazie a
Dio, non mi è chiesto di dimenticare la mia realtà, la mia
storia, ma di farmi prossimo con lo stile di un bambino. A me piace anche
pensare a che questo "diventare bambino" nel modo che mi è
testimoniato dalla Madonna, la sposa di Giuseppe e la mamma di Gesù.
La "sua storia" non è cancellata, ma "completata"
dalla novità della Parola di Dio. Si! il "diventare bambino"
mi sembra che voglia dire questo "lasciarmi completare" da un
"di più" che mi permette di "riscoprirmi" dentro
una "luce" di cui non avevo mai avuto esperienza e che per questo
è grande e nello stesso tempo "faticosa". Sto scrivendo
questi -piccoli pensieri- al lume di candela perché a Makalondi è
saltato un po' l'impianto dei pannelli solari. La riparazione domanda del
tempo perché le apparecchiature vanno acquistate all'estero e i "tempi"
sono quello che sono. Nella mia stanza la piccola luce della candela mi
offre un clima d'intimità che non mi è facile descrivere,
ma mi penetra come un abbraccio e mi fa sentire bene. Sto leggendo il vangelo
di domani (lunedì) e parla proprio della luce di una lampada che
va messa in alto per accogliere i visitatori. Fare luce "per accogliere",
l'avevo letto tante volte, ma era rimasto solo parte della piccola parabola
che so a memoria come molti di voi la sanno. Questa sera comincio forse
a capire un po' di più. Mi viene detto che la "casa" dove
ogni persona abita è fatta per essere luogo d'accoglienza e non per
se stessi. Forse noi che abbiamo "tante luci" abbiamo un po' lasciato
da parte questa prospettiva evangelica. Ci sembra già "strano"
il -diventare bambini- e forse ancora più strano preparare la propria
casa per accogliere. No la casa la si prepara per star bene e magari per
accogliere. Eppure le ultime parole di Gesù ai discepoli sono proprio
cosi: diventare accoglienti cioè: "andate in tutto il mondo
annunciate la buona novella
fate miei discepoli tutte le genti".
E' come dire: diventate come i bambini.. Però il bello è che
prima di tutto sono io ad essere chiamato a farmi, nel suo nome, bambino
per poterlo testimoniare. Mi fermo perché mi accorgo che le parole
non bastano più ed è necessario fare "silenzio"
e "fermarsi" in questo silenzio, non solo esteriore, ma soprattutto
interiore. Ciao con affetto don Hervé
Non sono mai stato a Nazareth, ma ora mi piacerebbe
conoscerla...
(21 - 2 - 2014)
Non sono mai stato a Nazareth, ma ora mi piacerebbe conoscerla per comprendere
meglio anche quello che sto vivendo. Per due volte avevo cercato di poter
andare, ma per gravi motivi di sicurezza in quei luoghi non mi è
stato possibile. Oggi venerdì 21 febbraio 2014, qui accanto alla
croce sulla collina di Bomoanga, una piccola collinetta vicino alla mia
"casa nella savana", poco più di un chilometro, pensavo
a quel luogo cosi ricco della presenza storica di Gesù, ma ancora
sconosciuto per me. Dalla collina mi guardavo attorno. Una terra brulla
di poverissimi pascoli e ora assetata d'acqua che le verrà donata
solo dopo circa nove mesi d'attesa. Cosi da questo fazzoletto di terra la
preghiera mi spingeva a comprendere un po' di più la vita "nascosta"
di Gesù a Nazareth là dove Dio scelse di venire ad "abitare"
con noi. Il silenzio mi avvolge, il cuore è pieno d'emozioni che
il vento della savana non toglie anche quando improvvisamente rompe il silenzio
con la sua presenza sabbiosa dalla quale cerco di ripararmi. Poi, ancora
il silenzio e lo sguardo che sale e scende dalla croce per seguire i pensieri
che si rincorrono. Anche il sole mi avvolge, da lui, qui sulla collina non
c'è riparo se non il mio cappello tirolese che mio fratello mi aveva
regalato nell'ultima vacanza. Devo dire che è proprio un buon riparo
per la mia testa. Guardo attorno mentre prego senza una preghiera particolare,
ma come rapito da questo mistero di essere "abitato" da Dio, di
essere alla sua presenza e di non veder niente se non "il silenzio"
squarciato da questa croce ai cui piedi sto vivendo da qualche ora in compagnia
di me stesso, con il mio passato, il mio presente e in preghiera per essere
aperto al progetto di Dio a cui mi è amorevolmente e totalmente chiesto
di partecipare. Vedo senza essere visto dei pastorelli che vanno con il
ritmo della mandria di queste povere mucche che cercano tra cespugli assolati
qualche cosa da mangiare. Io sono là con la Parola di Dio che da
anni ho ricevuto e accolto che mi riparla ai piedi della croce di tutta
la sua "impotenza" umana. Mi guardo e mi accorgo di respirare,
qui in questa mia esperienza, tutta questa mia impotenza umana ad annunciare
il Signore crocifisso e risorto. Posso morire e tutto nel mondo continuerebbe
senza di me.
Ricordo a tentoni il salmo che mi ricorda la vanità
umana che come l'erba è bella e fresca al mattino e dissecca alla
sera. Mi ribello a questi pensieri. Comprendo per la croce che mi sovrasta
che non hanno nulla a che fare con il vangelo, con Lui Gesù, anzi
secondo me fanno "a pugni". No la croce che sto guardando rende
ancora più vivo il mio rifiuto a questa prospettiva che sento di
poter accogliere solo nella parabola del "seme" che seminato diverrà
spiga e poi pane e cibo e
comunione, fraternità e
Nello
stesso tempo sento profondamente questa fraternità semplice e nascosta
che mi unisce a "Nazareth" che non conosco ancora se non per la
Parola di Dio. Mi rendo conto che la vita nascosta di Gesù non è
lontano da nessuno di noi. Tutti la stiamo vivendo in modi differenti, ma
vivi. Qui a me mi è data la grazia di riconoscerla abbondante e bella
per tutti. La parola "nascosta" sembra una "brutta parola"
in un mondo che propone il successo individualista, ma qui la riscopro come
colei che permette di "disegnare" rapporti intimi e totali anche
se non c'è "ricchezza". Qui l'intimità con gli altri
non può essere finzione, ma verità perché in questa
"povertà" di vita non ci può essere separazione,
ma solo accoglienza e senza misure. La misura del povero infatti è
quella di non avere misure, ma disponibilità.
Ora sto ritornando a piedi alla mia capanna accompagnando l'inseparabile
bicicletta che quasi giornalmente buco per le tante spine che ci sono sul
terreno, ma rese invisibili per la sabbia; loro sono là e zac la
foratura è fatta. Devo però anche dire che i copertoni sono
un po' come la carta velina, la loro consistenza è apparente, poi
di fatto non respingono neanche una spinetta. Ibrahim (il bimbo di Buba
di quasi 6 anni) mi viene incontro e mi chiama Iunussa. Poi mi domanda:
"questa sera mangiamo spaghetti?" Gli occhi gli brillano al solo
pensiero. Lo prendo per mano poi lo metto sulla sella della bici e guardandoci
negli occhi gli rispondo: "spaghetti ?uu?i (tanti)". Lui ride
contento e io penso di cominciare a "conoscere" Nazareth per questa
vita "nascosta" che mi è donata. Mi sembra che sia proprio
questo di cui avevo bisogno: riscoprire il valore della vita "nascosta"
di ognuno per saperla apprezzare e così rompere in me stesso quelle
distanze costruite apposta per impedire di condividere ricchezze, affetto,
scoperte scientifiche, fraternità etc. etc.
Con affetto a tutti voi don Hervé Iunussa
Il mio nome...
Per i "piccoli fratelli Peul" da un po' di tempo mi chiamo Iunussa
Dadi (Iunussa = Giona, Dadi = Radice/vena). Per loro è difficile
pronunziare la V di Hervé. Questa lettera non esiste nel loro alfabeto
e quindi io diventavo inevitabilmente Herbé. Ricordo che già
i miei parenti veneti facevano la stessa cosa in particolare ricordo il
mio nonno che mi chiamava già Erbé.. Per questa difficoltà
di pronuncia mi sollecitavano ad avere un nome di "casa". Ed ecco
questo nuovo nome che unisce la mia esperienza camerunense con i fratelli
Fulbé. Iunussa infatti era il nome del figlio maggiore del mio amico
Peul: Dadi con cui avevo cominciato un "cammino" di fraternità.
Così alla loro richiesta ho potuto dare una risposta piena di fraternità:
Iunussa Dadi.
Piccoli pensieri
(3-11-2011)
Oggi con alcuni giovani ho pregato il rosario nel mese dedicato
alla "missione" in questa lingua locale: il gourmance, che io
non capisco, ma mi è dato per grazia di usarne le parole come un
bambino che non sa ancora esprimersi. Sentivo, non solo con le orecchie,
ma nel cuore questi ragazzi pregare e questo mi bastava per rendere grazie
a Dio che mi fa toccare con mano il desiderio del "diventare discepoli"
per fede. Vita dura per questi giovani. E' difficile descriverla perché
le differenze di possibilità concrete, quotidiane sono veramente
enormi. Ma "cercano" il Signore che si lascia trovare da coloro
che lo desiderano.
Mentre pregavo con loro ammirando la loro devozione mentre introducevo i
"misteri dolorosi" del santo Rosario mi sono sentito come a "casa"
per il dono che mi è stato fatto da tanti anni di essere "pastore
per grazia di Dio" e che qui questo "dono" è desiderato
con tanta e tanta disponibilità.
E' una bella serata, ormai sono le 21 (le 22 per voi) e questa gioia ricevuta
la dedico a voi con affetto
don Hervé
La gioia della pioggia
Carissimi come potete vedere dalla foto la pioggia comincia ad
essere abbondante con tanta gioia per i contadini che hanno seminato, ma
anche per me perché finalmente si "tira il fiato" per le
buone e attese "rinfrescate" dopo diversi mesi di dominio del
caldo. Domani e venerdi, acqua permettendo, sarò a Bomoanga con la
bella famiglia peul di Boubakar per il mio "cammino" con i Peuls.
La sera di venerdi sarò di nuovo a Makalondi. Domenica 14 durante
la celebrazione della santa messa vivremo anche la gioia del battesimo di
due bebé ( Mathias di Makalondi e Antoine di Tibuandi). La costruzione
della casa per il catechista a Makalondi sta procedendo bene dopo lo choc
della morte improvvisa, per un incidente di moto, del muratore-impresario
Adamu che aveva cominciato, con una sua equipe, la costruzione. Questo avvenimento
improvviso e doloroso devo dire che mi ha scosso intimamente, ma nello stesso
tempo il Signore mi ha concesso di maturare un po'di più nella fede
e in questo cammino un caro saluto a tutti don Hervé (luglio 2013)
Ciao ciao nella preghiera, nella gioia e nella
salute
Cari amici invio con gioia queste foto che parlano un po' di
me in questi ultimi tempi. Foto legate al nuovo piccolo progetto "carretti"
per alcune famiglie povere che però hanno già un asino e quindi
avevano bisogno solo del carretto. Sempre con la collaborazione del C.S.D
e del parroco p. Vito Girotto ho cominciato nella parrocchia di Makalondi
la consegna anche di questi che per il momento saranno solo 6. Ho già
potuto finanziarli con quello che con tanta generosità avevo già
ricevuto da voi tutti cari amici. Poi qualche foto del mio "lavoro"
con le famiglie Fulbe. Sono foto per me significative di una relazione bella
e fiduciosa. Devo dire che sono proprio contento di questi tre anni vissuti
in modo particolare con i Fulbe nella savana imparando a vivere nella massima
essenzialità e nello stesso tempo in modo "evangelico"
cioè con totale gratuità. Ora dopo tre anni è già
tempo di valutare il proseguo del mio "cammino" tenendo anche
conto del clima che devo ammetterlo è particolarmente duro. Vi chiedo
una preghiera perché sono questi i giorni delle future scelte sapendo
che in ogni caso la missione che Gesù ci affida è in ogni
luogo. Ciao ciao nella preghiera, nella gioia e nella salute dopo una vittoria
ancora sulla malaria godendo ora di ottima salute. Con affetto don Hervé.
(maggio 2014)
L'incredibile "grandezza dei piccoli"
A tutti voi cari amici che il Signore ha saputo mettermi accanto,
è di slancio che invio questa riflessione che mi accompagnava già
dalla mia piccola ca-panna in Niger.
Mi accorgo di sentire sempre più, cercando anche di usarlo, il dono
che ho ricevuto nel tempo della mia vita semplicissima con i fratelli Fulbe:
il dono dell'essere stato da loro accolto senza condizioni. Infatti nonostante
la loro scarsissima possibilità quotidiana di sussistenza avevano
saputo donarmi, con piena disponibilità, la testimonianza di saper
fare spazio alla mia presenza fa-cendomi assaporare l'incredibile "grandezza
dei piccoli".La grandezza di quei piccoli, di quei poveri mi ha insegnato
una più viva e bella libertà personale. In quel cammino da
"fratello adottivo" di una famiglia poverissima mi tornavano spesso
alla mente le parole di Gesù che dice:"amatevi come io vi ho
amato". Erano parole già vive nel mio cuore perché erano
quelle che, con i miei fratelli, avevo scelto per ricordare il nostro papa
Giorgio.
Ma ora, per quest'esperienza diventavano, per me, ancor di più là
possibilità di rimettermi su quel "cammino di accoglienza"
che quei miei "piccoli e lontani fratelli dal mio mondo" stavano
già praticando. Sono sempre più convinto che questo stile
missionario di vita appartiene a ciascuno, ma che spesso non si riesce ad
accogliere ed a testimoniare perché ci smarriamo nelle nostre indivi-duali,
o di gruppo, piccole aspirazioni. Il povero invece non ha niente da difen-dere
per cui è totalmente libero di accogliere, di camminare insieme,
di condivi-dere, di vivere da missionario, anche senza saperlo.
Guardando spesso al Crocifisso e contemplandolo sentivo sempre più
che le vere parole della speranza che Gesù ci propone: "amatevi
come io vi ho ama-to" si possono realizzare nell'accoglienza vissuta
senza limiti. In queste parole, accompagnate da quelle di andare da tutti
fino agli estremi confini della terra, non c'è nessuna restrizione
verso qualcuno, ma piuttosto uno slancio totale verso tutti, e non tanto
ideale, perché fino ai confini.
E oggi, senza retorica, quali e dove sono i confini del mondo? Io per i
fratelli poveri della savana ero ai confini del loro mondo, ma hanno saputo
accoglier-mi, hanno saputo regalarmi l'ospitalità lasciandomi anche
libero di vivere da cristiano nel loro mondo musulmano. Mi ha fatto bene
ricomprendere, e un po' di più anche come prete, che la strada indicatami
da Gesù, è proprio quella di rompere il "limite dell'accoglienza"
lasciando definitivamente da parte (magari facendo dei passi indietro) tutte
quelle animosità, purtroppo presenti anche nelle nostre comunità,
che ci spingono a separarci e metterci cosi contro le pa-role di Gesù:
"amatevi come io vi ho amato". Nella ricchezza dell'amicizia.
Ciao ciao Hervé Yunussa.
Un "piccolo" temporale
Cari amici, Oggi 27 maggio appena passato mezzogiorno abbiamo
avuto un piccolo temporale, ma sufficiente per permettermi di respirare
un po'. Dai 40° siamo passati in brevissimo tempo a 25°. Immaginate
la mia gioia e come al solito la bella doccia sotto quell'acqua scrosciante.
Avevamo appena finito il Consiglio pastorale parrocchiale a Makalondi quando
il vento ha cominciato a soffiare forte forte.
Nella polvere che mi circondava per la violenza temporalesca del vento ho
cominciato a rientrare come potevo alla missione con la mia bicicletta.
Il cappello calato sugli occhi semi chiusi mi permetteva di proteggermi
da quella polvere fine fine che il vento rapiva alla strada per abbandonarla
un po' più lontano.
Poi ecco la "benedizione"! L'acqua ha cominciato ad essere una
presenza fantastica. Lasciarmi bagnare con la gioia straripante del cuore
e del corpo è stato un tutt'uno. "Sorella acqua" diceva
san Francesco, ma anch'io oggi con parole silenziose, ma profonde benedicevo
questa pioggia da giorni attesissima. Non avevo più fretta. Il cappellino
stretto nella mano non mi serviva più e l'acqua poteva scendere liberamente
sulla mia testa.
Mi è parso importante condividere con voi questo bel momento anche
se tra qualche ora il caldo riprenderà il suo "potere",
ma per il momento è stato sconfitto e la speranza ha riempito ancora
d'entusiasmo la mia giornata.
Con affetto don Hervé
(27 maggio 2013)
La gioia del ringraziamento
Cari amici, ho ricevuto la bella notizia che suor Barberina,
la suora che ci ha accompagnato in tanti anni di vita parrocchiale, compirà
100 anni il 1 di giugno. Mi permetto di dire che questa sua grande avventura
di vita ha aiutato anche me nei primi passi di una scelta più consapevole
di vita cattolica. Erano i tempi del mio catechismo per prepararsi alla
prima comunione e alla crescita quando suor Barberina mi fece scoprire il
valore dei piccoli sacrifici per partecipare alla passione di Gesù
a servizio del prossimo.
Emozione e gioia accompagnavano quei momenti in cui con un piccolo sacrificio,
ma grande per me bambino, mi era stato donato di comprendere di poter vivere
quell' amicizia totale di Gesù per tutti. In più lo stile
appassionato con il quale suor Barberina mi coinvolgeva metteva nel mio
cuore radici profonde.
Ho voluto con gioia offrire questa mia piccola esperienza di crescita spirituale
,che suor Barberina mi aveva fatto comprendere ,per partecipare al grande
grazie comunitario per tutta la ricchezza che la sua presenza ha saputo
dare alla parrocchia di Biumo Superiore attraverso la sua capacità
di "ricordarsi di te, di ciascuno" come a me è stato donato
di sperimentare anche nel cammino della mia vocazione sacerdotale.
Auguri suor Barberina e arrivederci a presto con affetto e tanta riconoscenza,
don Herve'.
(13 maggio 2014)