SEMPLICEMENTE DON PAOLO
Con queste parole avevamo salutato il tuo 50° di sacerdozio (nel 2000), in una delle tante domeniche e feste che avevi celebrato in mezzo a noi a Porto e a Domo, offrendo alle nostre comunità un servizio pastorale davvero prezioso. Una vita, la tua, spesa in un ministero sacerdotale ricco, fecondo, umile, sempre a servizio di Cristo, della Chiesa e della gente. Sei stato veramente "fidelis servus et prudens", il servitore fedele e avveduto posto fra i suoi familiari per offrire a ciascuno, al momento giusto, il cibo adatto. Hai poi lasciato anche il santuario luinese della Madonna del Carmine per ritirarti alla Casa di Riposo San Giuseppe di Varese, all'ombra della basilica di San Vittore, nel cuore della città.
Il tuo legame con la Valtravaglia
e con Luino, si è dilatato a quanti approdavano al santuario del
Carmine per la messa festiva, o che andavano in cerca di un colloquio aperto
con chiunque avesse suonato al campanello di casa tua. Quel tuo stretto
legame con la Madonna ti aveva reso ancor più disponibile, potremmo
dire "materno" verso tutti. Ed erano in molti a frequentare la
tua casa ed il "tuo" santuario. Eri ormai diventato, tu ed il
santuario, un punto di riferimento, una tappa obbligata, una sosta per prendere
fiato nella convulsa vita di ogni giorno, o - più semplicemente -
un'occasione in più per partecipare alla celebrazione della Messa,
sotto lo sguardo della Madonna del Carmine.
"Magnificat
l'anima mia magnifica il Signore" sono le parole
che hai scritto in occasione di quel tuo 50° di sacerdozio nel 2001.
Forse le hai ripetute ancora in questi giorni, "perché grandi
cose ha fatto in me l'Onnipotente" e, aggiungiamo noi, "ne farà
delle altre, ancora più grandi", perché solo "il
Signore sa lavorare anche con strumenti insufficienti" (cfr. Benedetto
XVI, 19 aprile 2005).
Dalla Casa San Giuseppe alla basilica di San Vittore ci sono solo pochi
passi, e dalla porta laterale, vicina proprio all'altare, ci si immette
nella penombra dove brilla, con la sua corona di stelle, l'Addolorata, tanto
cara al cuore dei varesini. Era la nuova Madonna di don Paolo, non più
la radiosa Madonna del Carmine, con il suo abito sontuoso di regina, ma
la ben più umana ed a noi simile, Addolorata, ai piedi della croce
del suo Figlio Gesù.
Nella raffigurazione varesina, è sostenuta da due donne, e a noi
piace vedere insieme a loro anche il caro don Paolo, dritto sotto la croce
a riprendere ancora una volte le consegne, per tornare al suo servizio,
in una nuova sede.
Ti avevamo incontrato con don Hervé e con don Giuseppe Asti, già parroco di Domo, pochi giorni prima del tuo trasferimento alla Casa di Riposo di Castronno.
Il tempo e le persone passano, la grazia di Dio che attraverso don Paolo si è disseminata e frantumata come tanti bocconi di pane nelle mani e nei cuori di quanti vi hanno attinto, resta. Il buon seme dà molto frutto; cresce e lavora nel silenzio. Grazie!
Adesso che sei tornato alla Casa del Padre, Ti accompagnamo con la nostra preghiera ed ancora una volta ti affidiamo alla cura materna di Maria.
Carissimi,
partecipo con commozione al vostro cordoglio per la scomparsa di mons. Giampaolo Ferrario.
Il lungo ministero di don Giampaolo è strettamente legato alla vostra parrocchia di Castelveccana dove svolse il suo primo incarico dopo lordinazione nel 1951, assumendo poi nel 1956 la responsabilità della comunità che resse fino al 1989. Un periodo lungo, anche complesso per le trasformazioni della società e della Chiesa stessa, che vide don Giampaolo prodigarsi per il bene dei fedeli con generosità, discrezione e paterna autorevolezza. Seppe farsi amare dalla gente che apprezzava la sua assidua presenza in confessionale, lattenzione partecipe nei confronti di chi chiedeva consiglio, una parola di conforto nei momenti difficili del cammino umano. Dopo aver rimesso il mandato fu residente a Luino presso il Santuario della Madonna del Carmine lasciando un ricordo affettuoso e riconoscente anche per il suo ministero in ospedale. Poi, per lavanzare degli anni, si ritirò nella Casa San Giuseppe di Varese, restando vicino con la preghiera alla vita della Chiesa che tanto aveva amato.
Ora salutiamo unultima volta questo buon pastore, nella certezza che il suo insegnamento costituisca un fruttuoso esempio per tutti coloro che lhanno conosciuto.
Mentre affido don Giampaolo alla materna intercessione della Madonna del Carmine e allabbraccio misericordioso del Padre, mi unisco alla vostra preghiera e di cuore vi benedico.
Card. Angelo Scola, arcivescovo