XIV - XV (costruzione intero bene)
Nessuna notizia consente di stabilire un intervallo di date per la costruzione della chiesa, la quale conserva un ciclo affrescato quattrocentesco che rappresenta il solo termine ante quem a disposizione. In ogni caso, l'analisi delle murature e l'andamento dell'abside, in forma di ampio catino coperto da calotta emisferica, permette di fissare una prima fase costruttiva compresa tra XIV e il XV sec.
La chiesa fu sottoposta a ripetuti ampliamenti in epoche imprecisate, ma prima del 1569 quando i visitatori diocesani poterono constatare la presenza, sul fianco settentrionale, di tre porte d'ingresso, ciascuna corrispondente ad una campata dell'aula fedeli aggiunta entro quella data. In occasione di questi lavori cinquecenteschi, fu ulteriormente ampliato il ciclo di affreschi che ancora si ammira nell'abside.
Nel 1944, il parroco, don Camillo Sarti, promosse la costruzione di un pronao antistante la facciata della chiesa. I lavori, celebrati da una lapide, furono terminati nel 1946.
Nel 1995, la chiesa fu sottoposta ad un intervento di restauro conservativo
delle superfici dipinte. L'occasione per intraprendere i lavori si presentò
nel momento in cui, casualmente, la rimozione di una Grotta di Lourdes,
che era stata introdotta a mo' di altare maggiore, rivelò la presenza
di cicli affrescati sottostanti. I lavori di restauro conservativo furono
eseguiti da Giuliano Maggioni e da Gianmaria Manvati.
Descrizione
La chiesa di Santa Veronica si eleva sul primo spalto inferiore della
rocca di Caldè, un impervio promontorio incuneato nelle acque del
lago Maggiore che, almeno dal X sec., fu convertito quasi interamente in
presidio militare dipendente dall'arcivescovo di Milano. Non risulta, tuttavia,
che la chiesetta sia mai stata inclusa nel perimetro di tale, imponente
fortilizio; semmai, come denuncia il popolare toponimo, l'edificio sacro
ebbe qualche relazione con il complesso sistema estrattivo che avveniva
ai piedi della medesima rocca, verso il lago, dove si cavò, per secoli,
una pregiata calce utilizzata anche per la fabbrica del Duomo di Milano.
La chiesa è a navata unica, scandita in quattro campate aggiunte,
progressivamente, entro la metà del XVI sec. alla piccola chiesa
originaria, cui appartiene l'abside semicircolare e, molto probabilmente,
la prima campata che anticipa l'abside e attualmente compone il profondo
presbiterio. L'ingresso si apre in facciata, sotto un pronao aggiunto nel
1946. Le murature d'ambito sono in pietrame misto, a vista sulle pareti
esterne dell'edificio. Le campate interne, scandite da archi poggianti su
pilastri a sezione rettangolare, sono coperte da volte a botte "unghiate",
con ampie lunette in corrispondenza delle finestre. Il campanile si eleva
sul fianco settentrionale, verso il lago. Il manto di copertura è
in "piode", ossia in rozze scandole di pietra. La chiesa è
orientata a est.
Il manto di copertura è in lastre di pietra, sorretto da assito ligneo
principale e secondario. La navata ha tetto a due falde. Il catino absidale
ha copertura a semi-cono.
Le murature d'ambito sono in pietrame misto, a vista sulle pareti esterne
dell'edificio, intonacate all'interno.
Le campate interne, scandite da archi poggianti su pilastri a sezione rettangolare,
sono coperte da volte a botte, con ampie lunette in corrispondenza delle
finestre.
La chiesa è a navata unica, scandita in quattro campate aggiunte,
progressivamente, entro la metà del XVI sec. alla piccola chiesa
originaria, cui appartiene l'abside semicircolare e la prima campata che,
con l'abside, compone l'attuale, profondo presbiterio. La sacrestia si sviluppa
sul fianco sinistro, verso il dirupo, in appendice al corpo della chiesa.
Opere d'arte
All'interno, nel presbiterio, si conserva un ciclo di affreschi eseguiti
in tre fasi distinte. Una prima fase, quattrocentesca, è rappresentata
dalle figure di S. Veronica e di S. Mamete, presenti sulla parete destra
della campata quadrata che precede l'abside. La figura di S. Mamete fu particolarmente
venerata in aree rurali per la protezione sull'attività della pastorizia.
Un secondo ciclo, il più vasto, è cinquecentesco e portò
al rivestimento di buona parte del catino absidale con una teoria di Dodici
Apostoli; alla medesima mano è attribuito l'affresco nella calotta
absidale, con Dio Padre e gli Evangelisti. La terza fase si colloca agli
inizi del XVII sec. (1604): ne rimane una Madonna di Loreto.
Il pavimento dell'aula fedeli è in belle e ben conservate lastre
di beola, posate a disegno. Il pavimento del presbiterio è in mattonelle
in cemento, posate durante un intervento dei primi del XX sec.
La riforma dell'area presbiteriale fu compiuta in occasione dei lavori di
restauro conservativo conclusi nel 1996. Durante la rimozione di un precedente
altare maggiore, in forma di Grotta di Lourdes, infatti, è stato
possibile riscoprire la mensa originaria, recante, sulla fronte rivolta
all'aula fedeli, un affresco con il volto di Cristo sul panno della Veronica.