Guglielmo da Montegrino fu un pittore attivo tra la fine del XV e l'inizio
del XVI secolo; a lui si devono con certezza alcune opere (tra le quali
quelle riportate in alto) mentre per altre ci sono problemi di attribuzione.
Sembra che l'artista montegrinese abbia lavorato nella collegiata di San
Vittore di Brezzo di Bedero, mentre è certo che egli dipinse gli
affreschi della chiesa, oggi scomparsa, di S. Donnino a Roggiano (la studiosa
Janice Shell ha ritrovato il contratto del 1520 con cui Guglielmo da Montegrino
si impegnava in tal senso con i committenti del lavoro). A Montegrino Valtravaglia
dipinse l'affresco raffigurante S. Bernardino nella parete settentrionale
della chiesa di S. Martino, datato 1488.L'artista esprime nelle sue opere,
soprattutto nella raffigurazione dei volti, una vena espressionistica, che
spesso sfiora il grottesco, facilmente riconoscibile; il suo stile si caratterizza
anche per una gamma cromatica che predilige i colori forti, accostati per
contrasto. Il linguaggio delle immagini è sempre aspro e grafico,
sottolineando con insistenza particolari di corpi e volti. Guglielmo da
Montegrino, insomma, coniuga nella propria arte elementi di tradizione con
influenze espressionistiche di gusto nordico e non rifiuta dei tocchi popolareschi.
Sua caratteristica è la presenza della parola all'interno dell'immagine,
sotto forma di cartigli e didascalie di vario genere, in latino e in grafia
gotica. La sua consuetudine di datare e firmare le proprie opere lo distingue
dalla schiera dei pittori anonimi del suo tempo e testimonia anche la fama
di cui dovette godere in vita.
(a cura di Paola VIOTTO, "Guglielmo da Montegrino e la pittura
ad affresco in Valtravaglia tra Quattrocento e Cinquecento", in "Loci
Travaliae", vol. V, Porto Valtravaglia 1996, pp. 24-55)
Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento nelle valli intorno
al Lago Maggiore operavano fiorenti e ben organizzate botteghe di pittori,
specializzate nell'affrescare chiese e cappelle, spingendosi fino ai più
remoti alpeggi. Rispondendo alle precise esigenze della committenza locale,
documentate in alcuni casi, come a Brissago Valtravaglia, da contratti molto
dettagliati e fatti redigere da un notaio, erano in grado di eseguire, in
tempi molto rapidi, imprese decorative complesse. Normalmente comprendevano
scene della vita di Cristo e della Vergine, Profeti, Apostoli ed Evangelisti,
immagini dei Santi più amati dalla popolazione, cicli dei Mesi e
occasionalmente figure allegoriche, come Vizi e Virtù, oppure opere
di Misericordia. Molte anche le immagini devozionali dipinte sulle case
private, tra le quali la figura della Madonna ricopre un ruolo preminente.
Si trattava di opere spesso ripetitive, ancorate a uno stile che volutamente
non faceva proprie se non in minima parte le novità del Rinascimento,
ma che risultavano facilmente comprensibili a tutti.
A inaugurare questa tendenza furono dapprima i cosiddetti Seregnesi, cioè
Nicolao e Cristoforo da Seregno, attivi soprattutto nel Canton Ticino. Poi
vennero le botteghe di Antonio da Tradate, che abitava a Locarno ed operava
fin nei Grigioni e quella più locale di Guglielmo da Montegrino,
documentato soprattutto in Valtravaglia. Molte loro opere sono andate perdute
con il trascorrere del tempo e il mutare delle mode, ma alcune restano,
spesso in località isolate e scenografiche, che possono diventare
insolite mete di piacevoli gite.
Per Guglielmo da Montegrino si può ad esempio andare nella già
citata chiesetta di San Giorgio a Brissago Valtravaglia e ammirare la Crocefissione
sul muro di fondo di quella che un tempo era l'abside della chiesa antica
e che ora corrisponde a una cappella laterale. È una scena vivace,
ricca di riferimenti simbolici, come il diavolo e l'angelo che accolgono
rispettivamente le anime del cattivo e del buon ladrone.
Completano il ciclo, dipinto nel 1522 ma purtroppo in parte perduto, immagini
di Mesi e di Apostoli. L'aspetto originario doveva essere simile a quello
che ancor oggi si vede a Sant'Antonio di Viconago.
Per Antonio da Tradate occorrerebbe andare a Palagnedra nelle Centovalli,
quasi ormai al confine con l'Italia e non molto lontano dal Santuario della
Madonna di Re. Qui la chiesa di San Michele, sebbene ristrutturata nel Settecento,
conserva quasi totalmente nell'antica abside la decorazione originale di
Antonio. Particolarmente belli sono i mesi nello zoccolo, collocati sotto
agli Apostoli e della drammatica Crocifissione.
Tuttavia molte sono le sue opere nel Luinese a partire da Maccagno Superiore.
Nella chiesa di Sant'Antonio restano infatti frammenti di Storie della Passione,
tra cui una bella Ultima Cena e nello zoccolo alcuni riquadri di un ciclo
dei Mesi. Nella stessa chiesa merita attenzione anche una Madonna del latte
tra i Santi Rocco e Sebastiano, opera cinquecentesca attribuita a Battista
da Legnano, pittore più aggiornato con inflessioni vagamente rinascimentali.
Da Maccagno si può risalire la Val Veddasca per visitare il Santuario
della Penedegra a Graglio, costruzione di epoca borromaica sulla cui facciata
è stata riportata la preesistente Madonna del latte rappresentata
come Madonna di Loreto, dipinta cioè sopra il tetto della Santa Casa.
Il santuario è raggiungibile solo a piedi lungo un breve sentiero,
ma merita senz'altro la fatica, anche per l'interno sorprendentemente ricco
di decorazioni settecentesche.
Un percorso a piedi molto più lungo, tra bellissimi boschi di faggio,
richiede la cappella di Sant'Anna a Indemini, nella parte superiore della
valle, già in territorio ticinese. Qui il tema della Madonna di Loreto
è declinato nella sua forma più antica, con Maria sotto un
tempietto retto da angeli, e con un tono rustico che ben si addice alla
sua natura di cappella d'alpeggio.
Stessa iconografia, sempre della bottega di Antonio, a Fosano di Vira Gambarogno
raggiungibile scendendo verso il lago dal lato svizzero. La chiesa di Fosano
ha conservato quasi totalmente la parte del coro, di epoca tardogotica,
che ancora una volta situa la Crocifissione sul muro di fondo, immediatamente
sopra l'altare, per evidenziare il legame tra l'Eucarestia e la morte di
Cristo.
Tornando in Italia, ma restando in Valtravaglia, coloro che non temono i
lunghi percorsi in macchina su strade di montagna possono salire al San
Michele e aggiungere al piacere del panorama quello della visita ad una
chiesetta romanica con rari affreschi del XIII secolo. E in una cappella
laterale Guglielmo da Montegrino ha firmato un affresco devozionale con
la Madonna del Latte tra i Santi Antonio Abate e Bernardo, voluta da un
abitante di Ligurno a protezione della sua famiglia e dei suoi animali,
al pascolo sul monte.
(a cura di Paola VIOTTO, RMF on line, 2015)