don Erve Oddone Simeoni
"fidei donum" nella missione
ambrosiana di Haiti
L'annuncio ufficiale
Breve storia di Haiti
I primi abitanti di Haiti
I primi abitanti dell'isola, attualmente divisa in Haiti e Repubblica
Dominicana, giunsero sulle spiagge locali probabilmente attorno al 7000
a.C. Questi erano probabilmente originari della Florida o dello
Yucatán. Si trattava di cacciatori, raccoglitori e pescatori, che
indubbiamente erano anche abili navigatori. In seguito arrivarono dal Sudamerica popolazioni
più avanzate, che conoscevano la ceramica e l'agricoltura.
Questo gruppo costruì una società prospera molto ben organizzata.
La conquista spagnola e lo sterminio
degli indigeni
L'arrivo di Cristoforo Colombo avvenne durante il suo primo viaggio
alla scoperta dell'America quando il celebre navigatore toccò
terra il 5 dicembre 1492. Parte dell'equipaggio rimase sull'isola dove
costruì un piccolo forte nella parte settentrionale (attuale Haiti)
ed al quale fu dato il nome di "La Navidad". Cristoforo Colombo
continuò il suo viaggio e per molti degli anni a venire non tornò
sull'isola. La popolazione locale fu schiavizzata per lavorare nelle piantagioni
e nelle miniere. Si succedettero vari tentativi di ribellioni alle quali
seguirono repressioni brutali da parte degli spagnoli. L'introduzione delle
malattie europee, per le quali gli indigeni non avevano difese immunitarie,
unita a carestie, uccisioni e alle terribili condizioni degli indigeni schiavizzati,
condusse ad un sensibile abbassamento della popolazione che nel 1506 essa
non superava i 60.000 abitanti, includendo la popolazione europea; gli indigeni
si poterono considerare virtualmente estinti in loco dal 1540. La cultura
indigena fu totalmente abbandonata e i sopravvissuti si mescolarono agli
europei.
Una storia travagliata
Haiti è una repubblica delle Americhe situata sull'isola di Hispaniola,
nel Mar dei Caraibi. Un tempo colonia francese, è stata una
delle prime nazioni delle Americhe a dichiarare la propria indipendenza.
Haiti è il paese più povero delle Americhe.
L'indipendenza dalla Francia fu dichiarata il 1º gennaio 1804, 1825 dalla
Francia e nel 1863 dagli Stati Uniti dAmerica.
Dall'inizio del 2004 Haiti è stata al centro di una rivolta
popolare che ha causato disordini e violenza e ha portato il 29 febbraio
alla partenza dallisola del dimissionario presidente Jean-Bertrand
Aristide. Il governo è stato retto ad interim dal presidente
della Corte di cassazione, Boniface Alexandre, fino alle elezioni presidenziali,
tenutesi il 7 febbraio 2006 da cui, pur tra molte proteste ed
accuse di brogli da parte dei suoi avversari, è uscito eletto René
Préval, che divenne presidente.
L'isola, colpita nell'estate 2004 dall'uragano Jeanne, nel gennaio 2010 dal secondo
terremoto più distruttivo della storia dell'uomo e nell'ottobre 2016 dall'Uragano
Matthew, vive in uno stato di emergenza umanitaria. Attualmente è
in corso una missione internazionale di aiuto sotto l'egida dell'ONU, che
vede la presenza di un contingente guidato dal Brasile.
La situazione odierna
Haiti ha circa dieci milioni di abitanti. Malgrado una densità molto
elevata (360 ab./km²), la distribuzione della popolazione è
fortemente disomogenea: gran parte degli haitiani vive nelle città,
nelle pianure costiere e nelle valli. Circa il 98% degli abitanti è
di origine africana. Il resto della popolazione è formato da mulatti
e da sparuti gruppi di europei e libanesi e siriani.
Haiti è il paese meno sviluppato dell'emisfero settentrionale e uno
dei più poveri al mondo. Circa l'80% della popolazione vive in una
condizione di povertà degradante, il 54% vive con meno di un dollaro
al giorno, posizionando così il paese al penultimo posto nel mondo
nella relativa classifica. I disoccupati di Haiti rappresentano oltre il
60% della popolazione e sul paese grava un pesante debito.
Quasi il 70% degli haitiani è impiegato nel settore agricolo, che
rappresenta quasi un terzo del PIL nonostante sia per lo più una
forma di agricoltura di sussistenza praticata su piccola scala. L'industria
riveste un ruolo assolutamente marginale mentre i servizi, il turismo in
particolare, coprono il restante 30% circa dell'economia del paese. Haiti
ha conosciuto nello scorso decennio una piccola crescita dei posti di lavoro
e attualmente si assiste ad un aumento dell'economia sommersa. Il cattolicesimo è
la religione di Stato, professata dalla maggioranza della popolazione. Tuttavia
si stima che il 20% degli haitiani sia protestante (varie denominazioni
fra cui: l'Assemblea di Dio, la Convenzione Battista di Haiti, gli avventisti,
la Chiesa di Dio, la Chiesa del Nazareno, gli episcopali, la Missione
Evangelica Battista del Sud di Haiti). Molti haitiani praticano, spesso
congiuntamente alla religione cristiana, il vodoun (meglio noto come vudù o
voodoo), derivante dalla commistione tra le religioni tradizionali africane
e il cattolicesimo.
Lattuale Missione ambrosiana
in Haiti
DIOCESI DI PORT-DE-PAIX
Località Mare Rouge - Parrocchia S. Anna
indirizzo: EVÉCHÉ DE PORT DE PAIX, RUE DE LHOPITAL -
B.P. 61, PORT DE PAIX HT 3110, HAITI (W.I)
dal maggio 2013
Don Claudio Mainini
dal giugno 2009
Maddalena Boschetti
Località Jean Rabel - Parrocchia Saint Croix da Ka-Philippe
indirizzo: EVÉCHÉ DE PORT DE PAIX, RUE DE LHOPITAL -
B.P. 61,
PORT DE PAIX HT 3110, HAITI (W.I)
Parrocchia di destinazione di don
Erve
dal marzo 2014
Don Levi Spadotto
Località Baie-de-Henne - Parrocchia Saint Gérard
Majella
indirizzo: A/S EVÉCHÉ DE PORT DE PAIX 35,
RUE AMIRAL KILLICK - B.P. 61, PORT DE PAIX HT 3110, HAITI
dal marzo 2011 Don Giuseppe Grassini (ora rientrato in Italia)
Una testimonianza da Haiti
Dopo il passaggio delluragano Matthew i fidei
donum milanesi presenti sullisola cercano di reagire insieme
alla popolazione. Preparando un Natale (2016) di grande precarietà,
ma anche di gioia
Cerano prima. E continueranno a esserci. Ad accompagnare
un popolo che sembra flagellato da una sciagura dopo laltra. Sono
i missionari fidei donum milanesi che sullisola caraibica di Haiti
sono arrivati tredici anni fa, seguendo lispirazione o come
direbbe lui il sussurro dello Spirito di don Giuseppe
Noli. Figura carismatica e pionieristica, don Giuseppe dopo una lunga
permanenza in Perù aveva sentito il desiderio di mettersi
al servizio di una Chiesa e soprattutto di una popolazione ancora più
povera, offesa e umiliata.
Luragano Matthew, che nell' ottobre 2016 si è riversato su
Haiti (e prima il terremoto del 2010) non sono che lennesima catastrofe
che si abbatte su un popolo piegato e vessato da una storia di violenze,
soprusi e oppressione e da una natura spesso matrigna, che regolarmente
porta morte e distruzione, dalle viscere della terra con devastanti terremoti,
o con la furia di venti, piogge e mareggiate incontenibili.
«Questaltra batosta proprio non ci voleva! commenta don
Claudio Mainini da Mare Rouge, nel Nord-ovest dellisola -. E qui non
abbiamo conosciuto la situazione peggiore! Nel Sud, danni e morti sono stati
ancora più ingenti, a causa delle violente mareggiate». Don
Claudio si trova ad Haiti da tre anni. Nellisola, ci sono attualmente
altri due preti fidei donum, don Giuseppe Grassini (che è in procinto
di rientrare in Italia), a Ti Rivière nella parrocchia di Saint Gérard
Majella, e don Levi Spadotto, a Jean Rabel, nella nuova parrocchia di Saint
Croix da Ka-Philippe. Più una laica missionaria, Maddalena Boschetti,
la veterana di Haiti, presente sullisola da molto tempo
e con una convenzione con lufficio missionario ambrosiano da sette
anni: il suo è un lavoro straordinario soprattutto con le persone
disabili e i loro familiari.
I quattro fidei donum milanesi sono tutti nella diocesi di Port de Paix,
ma in posti diversi, teoricamente vicini, ma a volte difficilmente raggiungibili
a causa delle strade dissestate. «Noi siamo in una zona montagnosa
conferma don Claudio e le forti piogge che hanno fatto seguito
al tifone hanno peggiorato ulteriormente la situazione: ci sono stati smottamenti,
i campi, sia quelli già seminati che quelli pronti per la semina,
sono stati completamente rovinati, la strada è franata e non si può
passare, oppure si finisce impantanati con lauto senza potersi più
muovere. A volte, si fa fatica a capire come la gente possa andare avanti.
Si vive sempre al limite, anche nelle situazioni di normalità. Questa
ora assomiglia a una lenta agonia».
Anna Pozzi su Mondo e Missione, dicembre 2016
(in corsivo le annotazioni della redazione)