Mons. Gianpaolo Ferrario

parroco di Castelveccana dal 1956 al 1989

Nato a Besozzo l'1 ottobre 1925

Ordinato sacerdote dal Card. Schuster il 19 maggio 1951

Coadiutore a Castelveccana dal 1951 e parroco dal 1956 al 1989

Insignito del titolo di Monsignore dal Card. Martini nel 2000

Nominato Cappellano di Sua Santità nel 2002

Residente al Santuario del Carmine di Luino dal 1990 al 2006

poi presso la Casa San Giuseppe di Varese e poi a Castronno Resid. La Magnolia

E' morto il 18 giugno 2017, Solennità del Corpus Domini


Grazie, don Paolo!

La Comunità di Porto e Domo Valtravaglia ringrazia il Signore per don Paolo Ferrario

ed il suo servizio alle nostre Parrocchie

e si unisce a quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato per la sua lunga e costante dedizione

alla Chiesa ed ai fratelli.


SEMPLICEMENTE… DON PAOLO

Con queste parole avevamo salutato il tuo 50° di sacerdozio (nel 2000), in una delle tante domeniche e feste che avevi celebrato in mezzo a noi a Porto e a Domo, offrendo alle nostre comunità un servizio pastorale davvero prezioso. Una vita, la tua, spesa in un ministero sacerdotale ricco, fecondo, umile, sempre a servizio di Cristo, della Chiesa e della gente. Sei stato veramente "fidelis servus et prudens", il servitore fedele e avveduto posto fra i suoi familiari per offrire a ciascuno, al momento giusto, il cibo adatto. Hai poi lasciato anche il santuario luinese della Madonna del Carmine per ritirarti alla Casa di Riposo San Giuseppe di Varese, all'ombra della basilica di San Vittore, nel cuore della città.


Il tuo legame con la Valtravaglia e con Luino, si è dilatato a quanti approdavano al santuario del Carmine per la messa festiva, o che andavano in cerca di un colloquio aperto con chiunque avesse suonato al campanello di casa tua. Quel tuo stretto legame con la Madonna ti aveva reso ancor più disponibile, potremmo dire "materno" verso tutti. Ed erano in molti a frequentare la tua casa ed il "tuo" santuario. Eri ormai diventato, tu ed il santuario, un punto di riferimento, una tappa obbligata, una sosta per prendere fiato nella convulsa vita di ogni giorno, o - più semplicemente - un'occasione in più per partecipare alla celebrazione della Messa, sotto lo sguardo della Madonna del Carmine.
"Magnificat… l'anima mia magnifica il Signore" sono le parole che hai scritto in occasione di quel tuo 50° di sacerdozio nel 2001.

Forse le hai ripetute ancora in questi giorni, "perché grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" e, aggiungiamo noi, "ne farà delle altre, ancora più grandi", perché solo "il Signore sa lavorare anche con strumenti insufficienti" (cfr. Benedetto XVI, 19 aprile 2005).
Dalla Casa San Giuseppe alla basilica di San Vittore ci sono solo pochi passi, e dalla porta laterale, vicina proprio all'altare, ci si immette nella penombra dove brilla, con la sua corona di stelle, l'Addolorata, tanto cara al cuore dei varesini. Era la nuova Madonna di don Paolo, non più la radiosa Madonna del Carmine, con il suo abito sontuoso di regina, ma la ben più umana ed a noi simile, Addolorata, ai piedi della croce del suo Figlio Gesù.
Nella raffigurazione varesina, è sostenuta da due donne, e a noi piace vedere insieme a loro anche il caro don Paolo, dritto sotto la croce a riprendere ancora una volte le consegne, per tornare al suo servizio, in una nuova sede.

Ti avevamo incontrato con don Hervé e con don Giuseppe Asti, già parroco di Domo, pochi giorni prima del tuo trasferimento alla Casa di Riposo di Castronno.

 

Il tempo e le persone passano, la grazia di Dio che attraverso don Paolo si è disseminata e frantumata come tanti bocconi di pane nelle mani e nei cuori di quanti vi hanno attinto, resta. Il buon seme dà molto frutto; cresce e lavora nel silenzio. Grazie!

Adesso che sei tornato alla Casa del Padre, Ti accompagnamo con la nostra preghiera ed ancora una volta ti affidiamo alla cura materna di Maria.


Lettera dell’Arcivescovo ai fedeli della parrocchia Santi Pietro e Paolo di Castelveccana

Carissimi,

partecipo con commozione al vostro cordoglio per la scomparsa di mons. Giampaolo Ferrario.

Il lungo ministero di don Giampaolo è strettamente legato alla vostra parrocchia di Castelveccana dove svolse il suo primo incarico dopo l’ordinazione nel 1951, assumendo poi nel 1956 la responsabilità della comunità che resse fino al 1989. Un periodo lungo, anche complesso per le trasformazioni della società e della Chiesa stessa, che vide don Giampaolo prodigarsi per il bene dei fedeli con generosità, discrezione e paterna autorevolezza. Seppe farsi amare dalla gente che apprezzava la sua assidua presenza in confessionale, l’attenzione partecipe nei confronti di chi chiedeva consiglio, una parola di conforto nei momenti difficili del cammino umano. Dopo aver rimesso il mandato fu residente a Luino presso il Santuario della Madonna del Carmine lasciando un ricordo affettuoso e riconoscente anche per il suo ministero in ospedale. Poi, per l’avanzare degli anni, si ritirò nella Casa San Giuseppe di Varese, restando vicino con la preghiera alla vita della Chiesa che tanto aveva amato.

Ora salutiamo un’ultima volta questo buon pastore, nella certezza che il suo insegnamento costituisca un fruttuoso esempio per tutti coloro che l’hanno conosciuto.

Mentre affido don Giampaolo alla materna intercessione della Madonna del Carmine e all’abbraccio misericordioso del Padre, mi unisco alla vostra preghiera e di cuore vi benedico.

Card. Angelo Scola, arcivescovo