Le Donne della Bibbia


Deborah, l'Ape che giudica sotto la Palma

"Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che …aveva giurato di darti …guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile."
(Deuteronomio, capitolo 6)

 

1. L'Epoca dei Giudici d'Israele fra peccato, oppressione, pentimento e liberazione
L'epoca dei Giudici d'Israele (1150-1025 a.C.)ricomprende il periodo storico che va dalla morte di Giosuè sino al Profeta Samuele, che sarà l'ultimo dei Giudici. L'ultimo perché - a seguito della pressante richiesta da parte dell'Assemblea degli Anziani rappresentanti delle Dodici Tribù - Samuele otterrà da Dio il permesso di trasformare la Confederazione delle Dodici Tribù d'Israele in una Monarchia. Lui stesso consacrerà Saul come primo Re.
Ma procediamo con ordine. Alla morte di Giosuè non tutta la Terra Promessa è presa. Addirittura, la Città di Gerusalemme era ancora in mano alla tribù dei Gebusei(anche se nel Libro dei Giudici si afferma sia stata espugnata). Sarà liberata da Re Davide attorno all'anno 1000 a.C.
Con Giosuè inizia anche la ripartizione delle terre conquistate fra le Dodici Tribù d'Israele. A Giosuè seguono i Giudici d'Israele. I Giudici furono degli Amministratori della Giustizia, ma anche Capi Militari, come Barak e Gedeone, o Eroi, come Sansone, che difesero la Terra Santa dai popoli idolatri. Fra di loro c'è una donna: Giudice d'Israele, Profetessa e Stratega per bocca di Dio. Si tratta di Deborah (il cui nome in Ebraico significa "Ape"), di cui parleremo diffusamente.
Al Libro dei Giudici seguono il Primo e il Secondo Libro di Samuele(per il canone Ebraico e Protestante perché, per quello Cattolico - per coerenza cronologica - segue il Libro di Ruth, ambientato anch'esso nel periodo dei Giudici) che narrano del Regno Unito d'Israele, i cui protagonisti sono i Re: Saul, Davide e Salomone, nonché i Profeti: Samuele e Natan. Seguirà la dolorosa divisione della Terra Promessa in due regni separati: il primo, al Nord, con capitale Samaria, che sarà distrutto nel 722 a.C. dagli Assiri, e quello del Sud, il Regno di Giuda, che sopravvivrà fino al 587 a.C. quando Nabucodonosor distruggerà Gerusalemme e il Primo Tempio, deportando a Babilonia gran parte della popolazione ebraica. …I tempi eroici dei Giudici d'Israele sono ormai lontani.

2. Due capitoli di una Storia di liberazione
Due capitoli,dei 21 che compongono il Libro dei Giudici, hanno per protagonista Deborah. Oltre allasorprendente vittoria militare ottenuta da Israelead opera di Dio sull'esercito Cananeo che opprimeva le popolazioni Ebraiche da vent'anni,la narrazione contiene un poema che gli studiosi ritengono uno dei più antichi testi della Bibbia, ovvero il "Cantico di Deborah". Lo vedremo più avanti.
L'intera vicenda è articolata in due racconti distinti(capitoli 4 e 5) e, per così dire, il secondo testo è una ripetizionedella narrazione del primo, in versi celebrativi di canto di vittoria innalzato a Dio dalla stessa Deborah, Giudice e "Madre" d'Israele.
La vicenda è presto detta. Iabin, monarca di uno dei regni cananei -ancora non assoggettati da Israele -da ormai una ventina d'anni tormenta con devastanti incursionialcune tribù ebraiche. Il testo puntualizza che lo stato d'inferiorità e la mancanza di pace da parte degli Ebreièdeterminato - come accade in tutte le storie di persecuzione narrate nel Libro dei Giudici - da uno stato di ribellione, di peccato, specie quello d'idolatria, a cui s'era abbandonato il Popolo Eletto.
Ancora una volta quest'ultimo collettivamente si pente,e allora Dio concede un altro Giudice che lo libererà dall'oppressione dei nemici. Cosa straordinaria, questa volta si tratta di una donna: Deborah.

Deborah era sposata con Lappidot, il cui nome significa fiamma.
Il nuovo Giudice d'Israele - che è anche Profetessa - per dirimere le controversie che gli vengono di volta in volta sottoposte dal popolo, siede sotto una palma in Efraim,un luogo alto sulle colline dell'attualeSamaria (detta anche Cisgiordania).
Ispirata da Dio, Deborah convoca (e qui c'è da dire che per la mentalità del tempo è irrispettoso e contro le rigide regole sociali che una donna convochi un uomo)Barak, Generale dell'Esercito Ebraico, incaricandolo - per ordine trasmessole dall'Altissimo - di dare battaglia e sconfiggere le truppe del regno cananeo diIabin, al cui comando c'è il generale Sisara.
ABarak, l'ordine dato da Dio appare irricevibile perché - anche se lui fosse riuscito a radunare i diecimila combattenti chiesti da Deborah - era del tutto impossibile avere la meglio su un esercito nemico che contava novecento carri di ferro. …Ma occorre spiegare meglio per contestualizzare la grandiosità della vicenda e la sua obiettiva rischiosità. A quei tempi, avere delle armi di ferro era cosa piuttosto rara perché -per lo più - le spade, le punte delle lance, le asce da guerra, erano ancora fatte di bronzo. Pertanto, il possedere armi in ferro risultava determinante nelle battaglie, perché erano molto più resistenti e spezzavano, rendendole inservibili, quelle di bronzo. Oltretutto avere a disposizione - oltre che a una numerosa fanteria(si parla di quarantamila uomini) -, un così elevato numero di carri da guerra, erasegno di una gigantesca forza militare. Israele, al contrario, poteva contare su soldati appiedati edequipaggiati conarmi forgiate nel bronzo.
Per l'assoluta sproporzione delle forze in campo, la vicenda prefigura - precedendolo di qualche decennio- l'epico scontro tra il Gigante Golia (Filisteo) e il Giovanissimo Davide (della Tribù di Giuda)…Una vittoria impossibile che tuttavia si realizzerà grazie all'intervento di Dio.
A questo punto, il Generale Barak, cosciente della ragionevole impossibilità di una vittoria militare contro forze tanto preponderanti, per essere certo dell'effettivo intervento di Dio in battaglia, chiede a Deborah - in quel momento il più accreditato e autorevole tramite con l'Altissimo - di scendere con lui a fronteggiare il nemico. Deborah accetta ma, a motivo dellascarsa fiducia dimostrata dall'uomo, profetizza a Barak che non sarà lui, seppur Comandante dell'Esercito Ebraico, a uccidere il Generale nemico ma - a suo vergogna - una donna.Perciò sarà unsuccesso che non gli procurerà l'onore che gli spetta per essere stato il capodell'esercito vincitore. La cosa ai nostri giorni sembra di poco conto, maper la mentalità del tempo era consideratasommamente disonorevole.
La vittoria sarà quindi del tutto femminile: di Deborah - del Giudice-Profetessa - e di Giaele, la donna straniera che porrà fine alla vita diSisara, il generale nemico.Come Barak, anche nel caso di Sisara la figura maschile è ridicolizzata. Per un condottiero, fuggire dal campo di battaglia, perché sconfitto da forze numericamente e tecnicamente inferiori, è già di per sémolto disonorevole, figuriamoci poi l'essere ucciso lui - un generale che incarna i più alti valori maschili - nientemeno che da una donna!
Su indicazione di Deborah, l'Esercito Ebraico s'attesta sulle alture del Monte Tabor. Si tratta di un monte solitario,che s'innalza nella pianura di Esdrelon. Noi Cristiani lo conosciamo bene perché sulla sua cima(anche se in realtà il suo nome non è indicato nei Vangeli e la sua individuazione è attribuita alla sola tradizione, seppur antica e venerabile)Gesù si trasfigurò davanti agli Apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo.
Arrivano i novecento carri di ferro dei Cananei nella pianura diEsdrelon, ai piedi della montagna dove sono arroccati gli Ebrei, ma improvvisamente comincia a piovere a dirotto. Piove così tanto e in così poco tempo che il torrente Kison esonda inondando l'intera pianura. Le ruote dei pesantissimi carri del generale Sisara sprofondano nel fango immobilizzandosi. Sono fermi, non possono essere manovrati in alcun modo. Tra le file dei guerrieri cananei scoppia il caos. In preda al panico, tutti cercano disperatamente di scappare fuggendo a piedi. Ed è a quel punto che l'Esercito d'Israele si getta inesorabilmente su di loro sterminandoli. Tutti muoiono, ad eccezione del loro comandante - il generale Sisara - il solo che riesce ad allontanarsi e a raggiungere, dopo aver percorso un buon tratto di strada, l'accampamento di una tribù alleata, i Keniti. Lì, inspiegabilmente, viene accolto, non dal sovrano - o da un alto dignitario - ma da una donna, Giaele, moglie di Eber,re della tribù.
Sisara è duramente provato, sia psicologicamente per la disonorevolesconfitta, sia fisicamente,per aver percorso parecchia strada annaspando nel pantano della pianura di Esdrelontrasformatasiin palude.
Giaele, seppur sposata - seppur gli obblighi di una donna vietino in modo assoluto d'ospitare nella propria tenda un uomo - accoglie Sisara, lo nasconde, e gli offre addirittura del latte. Il generale è allo stremo - non si fa domande - e accetta l'ospitalità della donna, anche se sa che è pericolassimo perché, se il marito di lei fosse venuto a saperlo, di certo gliene avrebbe chiesto conto uccidendolo con le sue stesse mani. Era impossibile che un uomo entrasse nella tenda di una donna sposata, per di più da sola. Ma Sisara è esausto, non si fa domande, beve il latte offertogli da Giaele e subito s'addormenta.
Ma è a quel punto che(venendo meno a qualsiasi obbligo - convenzione, dovere - d'ospitalità, ancor piùnei confronti un uomo di alto rango di un popolo alleato) Giaele afferra uno dei solidi picchetti che reggono la sua tenda, prende un martello e - sicura che l'uomo è profondamente addormentato - appoggia la punta del paletto sulla tempia del generale. Sferrando un colpo vigoroso gli trapassa le tempie impalandolo nel suolo. Immaginate l'orrore della scena!
Perché lo ha fatto? Forse perché temeva che qualcuno avesse visto quell'uomo entrare nella sua tenda e lo avrebbe riferito al marito? …Sì, ma allora, perché lo aveva fatto entrare lei stessa e non aveva piuttosto chiamato aiuto?
L'interpretazione più accreditata, dai teologi e dai biblisti, è che Giaele ha agito su ispirazione Dio, esattamente come era stato preannunciato per mezzo di Deborah che aveva profetizzato che sarebbe stata una donna e non Barakad uccidere il condottiero nemico.Inoltre, essendoGiaele una donna, e per di più straniera, Dio dimostra che la sua potenza e provvidenza agiscono anche attraverso persone che la Bibbia solitamente reputa di scarsa rilevanza onemiche d'Israele.
Questo sicuramente è vero, tuttavia - storicamente, operlomenorazionalmente - è più probabile che Giaele abbia teso un tranello al generale Sisaraper paura, perché sapendo che a breve sarebbegiunto all'accampamento l'Esercito Ebraico vincitore, di sicuro avrebbeinfierito su di lei e sul suo popolo che - l'abbiamo detto - era alleato dei Cananei epertanto nemico di Israele. Perciò, il suo tradire il dovere di ospitalità nei confronti di un fuggiasco che aveva accolto, arrivando ad ucciderlo, aveva lo scopo di dimostrare agli Ebrei di stare dalla loro parte - dalla parte del vincitore - e perciò loro si sarebbero astenuti dal farle del male.
Dio, non sempre fa dei "miracoli" e mai s'impone in modo obbligante sul volere umano(nonannulla la Libertà d'agire dell'Uomo e della Donna), anche se per scopi buoni, per scopi di salvezza. Nei fatti, conoscendo a perfezione i meccanismi dell'animo umano,Dio ne prevede le libere scelte coordinandole e contestualizzandole con i suoi interventi nella Storia. …Ma l'Uomo e la Donna sono liberi, perciò non si sa mai!
Finalmenteall'accampamento di Giaele arriva anche Deborah, accompagnata dal Barak e dal suo esercito. Il generale nemico è morto, la vittoria è completa, ma la gloriaappartiene solo a delle Donne… e a Dio.
Il cronista conclude la narrazione sottolineando che i Cananeifurono annientati e ci fu pace per quarant'anni, ovvero il doppio dei vent'anni indicati all'inizio del racconto, quando è detto che il Popolo Cananeo tormentava Israele per vent'anni.

3. Un capolavoro dell'Antichità: il Cantico di Deborah

E veniamo al celebre Cantico di Deborah. Considerate che è uno dei brani più antichi dell'intera Bibbia. In realtà, le Sacre Scritture non sono state scritte tutte d'un colpo. Pressoché la totalità dei Libri ha avuto una "gestazione" in forma di racconto tramandato oralmente e solo successivamente fissato in forma scrittatalvolta attraverso più redazioni (con varie tradizioni e stili differenti)prima d'assumere una forma definitivache è quella che conosciamo oggi. Il Cantico di Deborah, al contrario, proviene - pressoché intatto - dalla tradizione orale, ed èconsiderato un capolavoro della Letteratura Ebraica.
È da notare che il poema differisce nei particolari - ma ovviamente non nella sostanza - rispetto al racconto in prosa del capitolo che lo precede. Identico è il messaggio che sottende. Così, a titolo d'esempio, nel poema non viene detto che è Dio che parla attraverso Deborah per spingere Barak alla battaglia contro l'esercito cananeo, mentre s'indugia sull'andamento del combattimento e su come Dio, avvalendosi delle forze naturali, ha sbaragliato il nemico d'Israele, circostanze che non sono puntualmente anticipate dal racconto in prosa.
I temi principali del Canto di Deborah - così per semplificare - sono la glorificazione di Dio vincitore sui nemici d'Israele, che sono anche i suoi, e la circostanza determinante(ma è probabile che questa cosa sfugga alla nostra attenzione, perché ormai da secoli in Occidente non viene reso culto a divinità espressione della Forza della Natura) che Dio - il Dio d'Israele - è creatore e padrone della Natura, la controlla, e la può piegare al suo volere: il Cielo, le Stelle, la Pioggia, il Torrente, si scagliano contro il generale cananeo Sisara e il suo formidabile esercito. Il messaggio veicolato è l'assoluta negazione delle divinità che personificano gli aspetti e le forze della Natura.
Proviamo a leggerlo, almeno nelle sue parti essenziali:

"In quel giorno Dèborah, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo canto:
Ascoltate, re,porgete gli orecchi, o principi;
io voglio cantare al Signore, …voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele!
Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di Edom,
la terra tremò, i cieli si scossero,le nubi si sciolsero in acqua.
Si stemperarono i montidavanti al Signore, Signore del Sinai,
davanti al Signore, Dio d'Israele.

… Era cessata ogni autorità di governo,era cessata in Israele,
fin quando sorsi io, Dèborah,fin quando sorsi come madre in Israele.
Si preferivano divinità stranieree allora la guerra fu alle porte,
ma scudo non si vedeva né lanciané quarantamila in Israele.
Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele,ai volontari tra il popolo;
benedite il Signore!
Voi, che cavalcate asine bianche,seduti su gualdrappe,voi che procedete sulla via, raccontate;
unitevi al grido degli uominischierati fra gli abbeveratoi:
là essi proclamano le vittorie del Signore,
le vittorie del suo governo in Israele,quando scese alle porte il popolo del Signore.

Dèstati, dèstati, o Dèborah,
dèstati, dèstati, intona un canto!
Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri,o figlio di Abinoam!
Allora scesero i fuggiaschiper unirsi ai principi;
il popolo del Signorescese a sua difesa tra gli eroi.
…Dal cielo le stelle diedero battaglia,dalle loro orbite combatterono contro Sisara.
Il torrente Kison li travolse;torrente impetuoso fu il torrente Kison...
Anima mia, calpesta con forza!

…Sia benedetta fra le donne Giaele,la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
…Una mano essa stese al picchettoe la destra a un martello da fabbri,
e colpì Sisara, lo percosse alla testa,ne fracassò, ne trapassò la tempia.
Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde,dove si contorse, là ricadde finito.
…Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
Ma coloro che ti amano siano come il sole,quando sorge con tutto lo splendore".

4. Una indicazione di senso
Una chiave interpretativa determinante per leggere e pensare la vicenda di Deborah - così come moltissime altre Storie dell'Antico Testamento -è quella di considerare che - seppur presentate come cronache, cioè come racconti dettagliati di avvenimenti realmente accaduti - lo scopo delle narrazioni bibliche non è quello di riportare come esattamente andarono le cose -mantenendo uno stretto rigore storico e documentale -ma piuttosto quello di tramandare - a partire da una vicenda realmente accaduta - una interpretazione, una speciale chiave di lettura, per proclamare l'esistenza di Dio, la sua Unicità e il suo Volere.
Così, gli accadimenti di inaudita violenza - come quelli che abbiamo appreso leggendo la storia di Deborah - non sono fini a sé stessi,(e diventati così incomprensibilmente violenti per noi), ma la rappresentazione "dell'immagine di Dio" che avevano gli Uomini e le Donne di quei tempi.
Dio, necessariamente - per farsi capire -per trasmette il suo messaggio di "Presenza" e di "Alleanza Salvifica" - doveva parlare e agire in modo comprensibile, adatto a quei tempi, con un linguaggio e con azioni immediatamente riconoscibili da quegli Uomini e da quelle Donne. E quegli Uomini e quelle Donne non erano animatida principi etico-morali pressochésovrapponibili a quelli che comunemente abbiamo noi. Questo deve essere tenuto presente, soprattutto prima di giudicare frettolosamente come cattivo e violento il Dio dell'Antico Testamento - il Dio degli Ebrei -sottolineando invece quanto sia buono e amorevole quello di noi Cristiani. …Vi ricordo che, in realtà, si tratta dello Stesso Unico Dio; non esiste un Dio dei Cristiani separato da un Dio degli Ebrei e nemmeno un Dio degli Ebrei separato da quello dei Cristiani. Casomai, è la nostra comprensione di Dio e del suo agire che è mutata nel corso dei secoli e segnata dalladiversità delle culture.
Al di là degli aspetti a volte truculenti e moralmente riprovevoli, la vicenda di Deborah dimostra anchela solidità e la determinazione del Popolo Ebraico chiamato a difendere la propria Terra, pur in presenza di forze nemiche soverchianti. Ma non si tratta solo di determinazione, di grande intelligenza creativa nell'affrontare le più difficili situazioni. Sì, è indubbiamente anche questo, ma soprattutto si tratta del fatto che Dio è con il Popolo Ebraico anche quando apparentemente sembra essersene allontanato e averlo abbandonato.

5. Sia benedetta fra le donne Giaele
Concludiamo "alla grande" il discorso su Deborah con una chicca.
Nel poema, ad un certo punto, la profetessa esclama: "Sia benedetta Giaele fra tutte le donne."…Non vi ricorda qualcosa? …Ma certo! Le parole sono simili a quelle pronunciate da Elisabetta incontrando Maria venutala a trovare dopo l'Annunciazione dell'Angelo a Nazareth: "Benedetta fra le donne."
È una irrilevante coincidenza o c'è un collegamento, quantomeno una similitudine?
Forse sì! Maria è colei che è "Benedetta fra le donne" perchéè la Madre di chi salverà una volta per sempre Israele e l'Umanità Intera distruggendo la Morte e riducendo all'impotenza il Male.
Allo stesso modo, Giaele è proclamata"Benedetta" perché ha ucciso Sisara.
Perché "Benedetta"? Per il semplice motivo che Sisara - in quel preciso momento storico - impersona il Male che s'oppone al Dio Unico e Vero degli Ebrei.
Certo, i tempi storici sono diversi, c'è una distanza temporale di oltre mille anni, e diversa è la mentalità e l'etica. Quella del Primo Testamento (quella antica), è focalizzata sulla necessità di proclamare la realtà dell'esistenza di un Unico Dio - quello d'Israele - vittorioso su una moltitudine di divinità inesistenti che sono il fruttodell'immaginario umano, non della Rivelazione diretta da parte di Dio.
Il Secondo Testamento, quello nuovo del Vangelo - rappresentato in questo caso da Maria in visita alla cugina Elisabetta - è incentrato sulla moralità evangelica che esalta la superiorità della Misericordia sulla Giustizia, a tutto vantaggio dell'Amore…anche nei confronti dei nemici.
E sul cosa intendere per "inviolabilità della vita umana" e come intendere "la Fede",fra i due Mondic'è apparentemente quasi un abisso. Tuttavia, il risultato - o, se preferite, l'esito e la morale della storia - è lo stesso: l'Altissimo vince il Male, e lo Stato di Pace (la Shalom) del Giardino dell'Eden sarà puntualmente ripristinata nell'Era Messianica dove regneranno l'Amore e la Prosperità e non ci saranno più né Morte né Peccato.
Infatti: nel caso di Giaele, per mezzo suo, togliendo la vita a Sisara, Israele è salvato - anche se solo provvisoriamente - da coloro che l'opprimono. Nel caso di Maria di Nazareth, è lei la donna che dà alla luce Gesù, il Salvatore che sconfiggerà il Peccato e la Morte …e, questa volta, per sempre e per tutti senza eccezioni.
...Per questo entrambe sono dette Benedette fra le donne, perché si sono rese "strumento di Dio" in modo estremamente efficace.

 


Libro di Ester
Le Sorti Capovolte

 

1. Una Storia che è per sempre

Quello di Ester è uno di quei Libri che nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) sono di seconda fila, nel senso che non hanno il prestigio e l'autorevolezza dei Vangeli o - per rimanere nell'alveo del Primo Testamento, in cui si colloca il Libro di Ester - della Torah, i primi Cinque Libri, più comunemente chiamati Pentateuco.
È un Libro che, pur avendo una collocazione pressoché marginale,ha guadagnato un posto di primo piano nella liturgia sinagogale e nel consenso popolare ebraico e non solo.
Ora vi annoio con qualche nozione per inquadrare il testo - per poi essere liberi di dedicarci al racconto - cercando di puntualizzare alcuni aspetti che ci aiuteranno a riflettere proponendo una chiave d'interpretazione dell'agire discreto della Provvidenza Divina in vittoriosa opposizione al Male. Un Male insidioso, violento, gratuito, sovente insensato, che colpisce con periodicità ampi gruppi umani, per odio razziale,per contrapposizioni politiche, per interessi economici o per fanatismo religioso.
Purtroppo di esempi ce ne sono tanti, a cominciare dalla Shoah che ha delle sorprendenti analogie con il racconto di Ester.
Del Libro di Ester ne esistono varie versioni, delle quali due sono considerate autentiche dalla Chiesa Cattolica. Nella Bibbia CEI del 2008, infatti, sono riportati i testi: Masoretico, il più antico perché risale al III Secolo a.C., scritto in Ebraico; e poi quello della Bibbia dei Settanta - redatta ad Alessandria d'Egitto nel II secolo a.C. da 72 rabbini - che avrebbe voluto e dovuto essere la traduzione in Greco dell'intera Bibbia - parola per parola - dai testi originali in Ebraico e, in minima parte, in Aramaico. Quest'ultima versione del Libro di Ester, comunemente detta Greca,è più ampia e più recente della prima e si può considerare edulcorata da chi guardava con sospetto la prima edizione non ritenendola sufficientemente spirituale e religiosa.
Noi ci occuperemo principalmente della versione originale - la prima - quella Masoretica,che consta di 10 capitoli.
Iniziamo con il tracciare i personaggi di questo libro, che è molto bello e ricorda una Fiaba, o forse sarebbe più indicato dire una Leggenda Epica. Si tratta di una di quelle Fiabe importantie a lieto fine in cui i protagonisti si dividono in Buoni e Cattivissimi, in Furbi e coloro che credono di esserlo ma non lo sono, fra Imbrogliati ed Imbroglioni, le cui sorti vengono completamente ribaltate grazie a degli imprevisti e al coraggio e all'abilità dei Buoni.
La vicenda è un progressivo dipanarsi di eventi beffardi e colpi di scena talvolta grotteschi. Alla fine il Perseguitato trionfa e diventa il Persecutore, mentre il Persecutore diventa il Perseguitato.

2. I Personaggi

Siamo a Susa, una delle capitali dell'immenso Impero Persiano del V Secolo a.C..
L'Impero Babilonese di Nabucodonosor II, che nel 587 a.C. aveva distrutto Gerusalemme e raso al suolo il Santo Tempio non c'è più perché conquistato dai Persiani, e grazie al celebre editto di Ciro del 538 a.C., molti Ebrei - ma non tuti - deportati dai Babilonesi,erano rientrati nella Terra d'Israele e di Giuda.
I Protagonisti Buoni della storia sono appunto due Ebrei: Ester - che dà il nome al Libro - e suo cugino Mardocheo, un Ebreo appartenente alla Tribù di Beniamino, la stessa di Re Saul. Questo fatto teniamolo a mente perché il saperlo ci servirà fra breve.
Mardocheo, dopo che Ester aveva perso entrambi i genitori, l'aveva accolta in casa prendendosene cura.
Il collocare la vicenda nell'ambiente della Diaspora, in una delle numerose comunità ebraiche presenti fuori dalla Terra d'Israele, e che nonostante la possibilità di ritornarvici rimangono all'estero, ha la sua importanza perché la collega immediatamente alla situazione precaria e altalenante - fra persecuzione e fortuna - degli Ebrei fuori dalla loro Patriae, per estensione, di tutte le minoranze religiose ed etniche presenti nel Mondo.
Gli altri protagonisti della vicenda sono Assuero, il Re persiano che molti identificano con il re storico Serse I il Grande (quello che combatté contro Leonida alle Termopili nell'anno 480 a.C.). Un uomo, descritto nel Libro di Ester come volubile, facilmente influenzabile, più incline ai banchetti e a spassarsela che a governare il suo immenso impero che invece preferiva immancabilmente delegare a qualcuno: prima al terribile Haman, e poi a Mardocheo.
Haman è il Cattivo, e per gli Ebrei di tutti i tempi è la personificazione della Malvagità Assoluta, gratuita e insensata. …Perché?! Beh, oltre alla vicenda raccontata dal Libro di Ester, che fra poco conosceremo, dobbiamo tener presente che, come afferma espressamente il testo, egli è un Amalecita, discendente di Agag, il Re sconfitto in battaglia da Saul che però, nonostante il preciso ordine di Dio, datogli per bocca del Profeta Samuele, non uccide tirandosi così addosso l'ira del Signore, che da quel momento lo abbandonerà affidando il Trono d'Israele e Giuda a Davide. E c'è di più, molto di più, perché gli Amaleciti, guidati dal loro Re, il perfido Amalek, furono il primo popolo che Mosè e gli Ebrei saranno costretti ad affrontare in battaglia una volta usciti dall'Egitto e attraversato il Mar Rosso.
Amalek poi, non era e tuttora non è per gli Ebrei un semplice nemico - uno dei tanti - ma il nemico in assoluto perché, come narra la Bibbia, dando battaglia agli Israeliti, aveva vigliaccamente assalito le retroguardie della fiumana di gente già duramente provata dal lungo cammino nel deserto, sterminando senza pietà donne, bambini, malati e anziani, cioè la parte più indifesa, fin troppo facile da annientare:

"Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalek lungo il cammino quando uscivate dall'Egitto: come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia,mentre tu eri stanco e sfinito, e non ebbe alcun timor di Dio. Quando dunque il Signore tuo Dio ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all'intorno nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità,cancellerai la memoria di Amalek sotto al cielo: non dimenticare!"(Deuteronomio, Cap. 25, 17-19)

Questa realtà - ciò che rappresenta Haman - è un'altra delle cose fondamentali da considerareper una corretta lettura del Libro di Ester.
Infine, veniamo alla Regina Vashti, legittima consorte del Re di Persia, Assuero. È in scena solo all'inizio per introdurre le vicende e dare un senso verosimile al perché Ester, da semplice Ragazza Ebrea, diventa nientemeno che la Regina Consorte di colui che - almeno sulla carta - è l'uomo più potente al Mondo.
Un'ultima avvertenza: le vicende narrate nel Libro di Ester hanno sì un'ambientazione che vorrebbe essere reale, tuttavia il periodo storico che sottendono è solo uno sfondo, un palcoscenico, un grande fondale di teatro in cui si muovono i personaggi della narrazione. Il racconto perciò non ha la pretesa di essere una ricostruzione storica più o meno precisa.
E Dio? …Nel Libro di Ester, Dio c'è e non c'è. Sicuramente non è nominato con il suo Nome Proprio, quello del Tetragramma rivelato a Mosè al tempo del Roveto Ardente.
Come dicevamo all'inizio, fra le tante ragioni, anche per questo il Libro di Ester fu considerato con sospetto dai Rabbini più religiosi che pensarono di fare delle aggiunte con lunghe preghiere rivolte a Dio, sia da Ester sia da Mardocheo, rendendo il contenuto molto più pio e legato alla Provvidenza Divina in modo manifesto.
Nel Libro di Ester, la presenza-assenza di Dio c'è; tuttavial'Altissimo non pare agire allo scoperto -esplicitamente - ma piuttosto facendo incastrare l'uno con l'altro gli avvenimenti, le decisioni, gli atti e i sentimenti umani che porteranno a ribaltare le sorti, capovogendole in modo totale.

3. Il Racconto

Nella versione Masoretica - quella Ebraica - il Libro di Ester inizia con il racconto dei grandiosi banchetti che il Re Assuero offre ai dignitari e ai rappresentanti dei popoli del suo sconfinato impero. Al culmine delle celebrazioni, quando tutti sono alquanto ubriachi, il Re Assuero decide di convocare la Regina, Vashti - non presente ai bagordi degli uomini - per mostrare a tutti gli invitati la sua bellezza, segno eloquente della magnificenza, del potere e della immensa ricchezza del Re. La Regina, però, rifiuta di essere esibita come un cavallo a una platea che, a causa degli effetti dell'alcool, è sicuramente volgare ed irrispettosa del suo status di Regina e della sua dignità di donna. Vashtidisobbedisce all'ordine del Re, che tra l'altro è suo marito. Assuero è furente e ripudia la Regina bandendola per sempre dalla sua presenza. Su consiglio dei suoi più alti dignitari, decide di rimpiazzare la consorte deposta "bandendo un concorso" fra tutte le giovani del Regno.
Inaspettatamente, perché il fatto è di per sé moralmente riprovevole per un'eroina biblica, anche Ester - la bellissima giovane Ebrea, cugina di Mardocheo, dignitario di corte, che come abbiamo detto è stata da lui adottata dopo la morte dei genitori - è condotta al palazzo de Re. Grazie alla sua docilità e semplicità, è fin da subito benvoluta da tutti i servitori della corte. Ammaliato dalla sua straordinaria bellezza e dai tratti eleganti, il Re di Persia la sceglie come sua legittima sposa e Regina dell'Impero.
Tutto sembra andare benissimo, in modo assolutamente meraviglioso. Addirittura, Mardocheo sventa una congiura di palazzo che voleva assassinare il Re e ne denuncia i colpevoli che saranno giustiziati. Nonostante questa prova di lampante fedeltà di Mardocheo - che tra l'altro aveva ingiunto alla cugina Ester di non rivelare a nessuno il suo essere Ebrea e la sua parentela con lui - il Re Assuero eleva alla più alta dignità dell'Impero, secondo solo a lui, un tale di nome Haman che, lo abbiamo già detto, è un discendente di Agag - il re Amalecita risparmiato da Saul -e di Amalek che aveva assalito la colonna del Popolo d'Israele nel deserto, sterminando i più deboli, i bambini, gli anziani e i malati.
Lo ripeto: Amalek, e perciò anche Haman, che ne è un discendente, è nell'immaginario ebraico l'Assoluto del Male, crudele e senza senso. Per fare un paragone moderno,Hitler - responsabile della Shoah - è Amalek ed è Haman.
All'inizio, Haman sembra disinteressarsi di Mardocheo, un dignitario di grado di gran lunga inferiore al suo, ed è anche estremamente rispettoso verso la Regina Ester, moglie del suo Padrone, della quale non conosce la parentela con Mardocheo e il fatto che pure lei è Ebrea.
Poi, però, alcuni consiglieri e ministri del Re gli fanno notare - con la meschinità propria dei pettegoli e dei ruffiani - che l'Ebreo Mardocheo non s'inginocchia e nemmeno s'inchina al suo passaggio, eludendo di tributargli l'onore che gli spetta. Essendo lui la persona più importante dell'Impero Persiano - secondo solo al Re - la cosa lo fa incattivire oltre ogni misura, soprattutto perché - avendola notata gli altri - è per lui imbarazzante e gravemente lesiva del suo onore e della sua autorevolezza. Tuttavia, solo quando viene a sapere che Mardocheo è Ebreo, decide di vendicarsi nel più terribile dei modi.

"Haman vide che Mardocheo non s'inchinava né si prostrava davanti a lui, e ne fu ripieno d'ira; ma sdegnò di mettere le mani addossosoltanto a Mardocheo, giacché gli avevan detto a qual popolo apparteneva; e cercò di distruggere il popolo di Mardocheo, tutti i Giudei che si trovavano in tutto il regno di Assuero."(Cap. 3, 5-6)

Ricordiamoci sempre che lui è Amalek, l'Assoluto del Male, il nemico giurato d'Israele. Dal canto suo, Haman che di certo è immerso nel livore della totale inimicizia fra il suo popolo - gli Amaleciti - e Israele, sa che la mancanza di sottomissione di Mardocheo ha una chiara motivazione nell'impossibilità da parte degli Ebrei di piegarsi al Male di cui lui, in quel momento, ne è l'incarnazione.
Perciò decide, non solo di chiedere al Re Assuero di far giustiziare Mardocheo, ma di far sì che l'intero Popolo Ebraico fosse sterminato in tutto l'impero per mano dei suoi nemici. A questo punto dobbiamo rammentare una cosa importante, anzi fondamentale, e cioè che il terribile Haman non sa che Ester è Ebrea; non lo sospetta nemmeno, e neppure sa che la sua Regina è imparentata con Mardocheo.
Ora, per stabilire la data più propizia per scatenare l'eccidio - magari nella convinzione che gli dei o l'occulto gliela indichino - Haman "getta le sorti", un'arte divinatoria assimilabile al lancio dei dadi.
Re Assuero, anche a motivo di un'enorme elargizione di denaro nelle casse realida parte di Haman, gli concede - donandogli simbolicamente il proprio anello regale - il potere assoluto di disporre quanto necessario e di portare a termine lo sterminio degli Ebrei. Anche il Re, lo ricordiamo, non sa che l'amatissima Ester è Ebrea come lo è Mardocheo e, se l'avesse saputo, forse si sarebbe comportato in modo diverso.
Haman redige il proclama di distruzione degli Ebrei e lo sigilla con l'anello regale rendendolo irrevocabile. L'editto viene promulgato e reso pubblico con largo anticipo sulla data fissata per il tragico evento così che possa essere distribuito per tempo a tutte le province del vastissimo Impero Persiano.
Cosa molto importante da sapere è che "le sorti" in lingua persiana si dicono "purim". Un nome che, proprio peril ribaltamento delle sorti che finiranno per favorire il Popolo Ebraico, danno il nome alla festa ebraica detta appunto "Purim" che, dallo scampato pericolo di annientamento, sarà celebrata ogni anno da tutti gli Ebrei, ovunque si trovino, fino ai giorni nostri. Altra cosa interessante è che questa festa cade il 14 e i 15 del mese di Adar, l'ultimo del calendario lunare ebraico, esattamente un mese prima del 14 di Nisan in cui ha inizio la Pasqua Ebraica.
Una vota che l'editto di distruzione è pubblicato, Mardocheo lo viene a sapere e si dispera, non tanto per lui, ma soprattutto per il suo Popolo. Si veste di sacco e, come il suo solito, si pone davanti alla soglia del Palazzo del Sovrano. Ester viene a conoscenza di questo suo strano comportamento e manda un servo a portargli dei vestiti e a chiedergli cosa stesse accadendo. In realtà, Ester non sapeva delle intenzioni del terribile Haman. Mardocheo le fa arrivare il messaggio spiegandole cosa succederà al Popolo Ebraico ingiungendole di supplicare la misericordia di suo marito, il Re Assuero, affinché revochi il decreto scongiurando il pericolo dell'annientamento.
Ester, disperata, replica che, anche se lei è la Regina, non può d'iniziativa entrare al cospetto del Re, perché se lo facesse verrebbe senz'altro condannata a morte; era quello il protocollo che vigeva alla corte persiana. Mardocheo insiste perché è un caso disperato, soggiungendo che anche Ester, pur essendo la moglie del Re, non sarebbe potuta scampare al massacro, ipotizzando che forse era proprio per questo - per salvare il suo Popolo - che lei era diventata Regina di Persia. Poi conclude affermando che, di certo gli Ebrei in qualche modo si sarebbero salvati (non viene nominato né l'intervento di Dio né quello della Provvidenza), ma lei - Ester - sarebbe perita e maledetta con l'estinzione della sua stirpe.
Finalmente, consapevole dell'alto compito che il Destino o Dio le hanno assegnato, Ester accetta con la sola condizione che, prima di recarsi dal Re - in un pericolosissimo azzardo che quasi per certo le costerà la vita - tutti gli Ebrei della città di Susa osservino tre giorni e tre notti di assoluto digiuno. Lei avrebbe fatto lo stesso con tutte le sue ancelle.
Terminati i tre giorni di digiuno, Ester - armata di tutto il suo coraggio - oltrepassa la soglia inviolabile e compare al cospetto di Assuero. Teme per la sua sorte, ma il desiderio di salvare il suo Popolo è una forza più grande.
Il Re, assiso sul trono, la vede e porge verso di lei lo scettro. È questo il segno che il sovrano, nonostante il divieto di comparirgli innanzi senza essere stati convocati, le fa grazia della vita.
La Regina, in segno di sottomissione, tocca la punta dello scettro. Ester è salva! …Sa di esserlo e, forse, con lei tutto il Popolo Ebraico. Il Re è incuriosito e vuole sapere dalla moglie cosa desidera, cosa l'ha spinta ad un gesto che le sarebbe potuto costare la vita. Ma Ester ha già pensato a cosa rispondere, ha un piano preciso. Domanda ad Assuero di farle la grazia di presenziare ad un banchetto che ha preparato in suo onore. E, oltre a lui, vorrebbe che ci fosse anche il più alto dignitario di corte: Haman. Ester sta tessendo la tela che ribalterà completamente le sorti della vicenda.
Assuero accetta e fa convocare Haman che parteciperà sentendosi molto onorato e considerato a corte. Tuttavia, la notte dopo il banchetto, il Re Assuero non riesce a prendere sonno e perciò si fa leggere dai servi il libro delle Cronache del Regno, che è il racconto degli avvenimenti dell'ultimo periodo. Per fatalità o per intervento dell'Altissimo - non viene precisato e perciò ciascuno può trarre le conseguenze che vuole - ad Assuero viene letto il brano che ricorda il decisivo intervento di Mardocheo grazie al quale fu scoperto un complotto di palazzo per uccidere il Re. Allora, Assuero, non rammentandolo, oppure perché non era stato annotato nelle Cronache Reali, chiede quale sia stato il compenso attribuito a Mardocheo in segno di gratitudine per la sua lealtà. Gli viene risposto che nulla gli è stato dato. Prontamente, il Re domanda - era ormai già mattina - chi in quel momento si trovasse a palazzo con il grado più alto, e gli viene detto - altra inaspettata casualità - che c'è Haman in persona; il quale, il giorno precedente, di ritorno dal banchetto ha notato Mardocheo che come al solito neppure ha fatto cenno di alzarsi al suo passaggio. Non gli aveva detto niente, ma furente si era sfogato con i famigliari. Questi gli avevano suggerito di ricorrere al Re, di raccontargli tutto, e di chiedere l'impiccagione di Mardocheo ad un'altissima forca che lui stesso - Haman - doveva subito innalzare nel cortile della sua abitazione.
Per l'appunto, quel mattino si trova a corte per perorare la sua terribile richiesta. Ma il destino nel Libro di Ester è beffardo e, una volta che è al suo cospetto, Assuero gli chiede - in modo ammiccante - cosa si dovrebbe fare ad un uomo che il Re voglia onorare… senza ovviamente precisare chi è la persona e il perché. Haman gongola. Sa di essere molto caro al Re, e anche alla Regina, che per ben due giorni consecutivi ha scelto come unico invitato alla sua tavola in compagnia de Re Assuero. È di certo lui la persona che il suo Padrone intende onorare! Perciò Haman si spertica nei suoi desideri:

"Per l'uomo che il re vuole onorare, si prenda la veste regale che suole indossare il re e il cavallo che suole cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona regale; si consegnino la veste e il cavallo a uno dei più nobili prìncipi del re, si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: "Così si fa all'uomo che il re vuole onorare" (Cap. 6, 7-9)

Figuratevi la faccia di Haman quando Assuero gli dice che quell'uomo che vuole onorare è Mardocheo, la persona che più odia al Mondo, e che è venuto apposta dal Re per chiederne l'impiccagione. Ci resta così male dal non proferire nemmeno mezza parola e, nonostante l'odio ancora più forte che prova verso Mardocheo, non può certo contrariare il suo Padrone, perciò fa esattamente ciò che gli è stato ordinato.
Poi torna a casa scombussolato raccontando tutto ai familiari. Ora c'è una frase - pronunciata dalla moglie - che per gli Ebrei è un vaticinio e una speranza che è una certezza nei momenti più tremendi della loro Storia. La frase è questa:

"Se Mardocheo, di fronte al quale tu hai cominciato a decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non potrai nulla contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui." (Cap. 6,13)

Deluso e scoraggiato,Haman si reca al secondo banchetto della Regina Ester cui partecipa anche il Re. Anche questa volta, Assuero chiede alla moglie che cosa desidera e che è disposto a concederle qualsiasi cosa. Ester si fa forza e chiede di avere salva la vita insieme a tutto il suo Popolo perché c'è chi ha determinato di sterminare tutti gli Ebrei presenti nell'immenso Impero Persiano, rivelandoglicosì che anche lei, Ester, è Ebrea.
Il Re s'infuria. Sembra non ricordare che lui stesso, non molto tempo prima, ha concesso ad Haman d'annientare ogni singolo Ebreo: donne, uomini, giovani, vecchi o bambini che fossero. Anche questa mancanza di memoria del Re fa parte della trama grottesca del Libro di Ester.
La Regina indica senza indugio che l'artefice dell'annunciato sterminio degli Ebrei non è altro che il perfido Haman che gli sta di fronte. In preda all'ira, il Re Assuero ordina che Haman sia immediatamente giustiziato. Il solito dignitario ruffiano informa il Re che c'è già un'altissima forca che Haman ha fatto innalzare nel cortile della sua casa con l'intenzione di appenderci niente poco di meno che Mardocheo, l'uomo che ha salvato la vita del Re e che lui ha sommamente magnificato.
Le "sorti-purim" si ribaltano, e al palo a cui Haman voleva impiccare Mardocheo, è lui che viene appeso. Tuttavia, anche se molto dispiaciuto, Assuero informa Ester di non poter far nulla per annullare l'ordine di distruzione del Popolo Ebraico perché, essendo stato sigillato con l'anello imperiale, è del tutto irrevocabile. Però concede ogni potere ad Ester e a suo cugino Mardocheo di fare tutto ciò che ritengono necessario per opporvisi. L'anello con il Sigillo Reale, tolto ad Haman, viene consegnato dal Re a Mardocheo conferendogli così ogni potere, gli stessi di cui aveva goduto Haman. Ciò che era di Haman, ora è di Ester e di Mardocheo… Ma che fare ora per impedire lo sterminio?Se il decreto era irrevocabile, occorreva redigerne uno nuovo che neutralizzasse il primo affinché in qualsiasi luogo dell'Impero Persiano, ovunque si trovassero, gli Ebrei avessero la possibilità di organizzarsi e di difendersi dai loro aggressori impugnando le armi.
Il decreto con la massima urgenza fu diffuso in tutte le province con l'ausilio di velocissimi cavalieri. Arrivato il giorno fatidico, il 13 del mese di Adar, fissato dal precedente decreto in cui si sarebbe dato il via allo sterminio degli Ebrei in tutto l'Impero Persiano, le sorti erano ormai completamente ribaltate. Gli Ebrei, difendendosi dai loro nemici ebbero la meglio e trionfarono sul Male. Nella sola città di Susa, gli Ebrei ebbero la possibilità di far giustizia dei loro nemici anche il giorno successivo. Il giorno seguente i combattimenti: il 14, per gli Ebrei fuori dalla città di Susa, e il 15 per quelli della capitale dell'Impero Persiano, si festeggiò per lo scampato pericolo con esultanza e con grandiosi banchetti. Era un giorno particolarmente felice, e per decreto di Ester e di Mardocheo fu prescritto che i giorni 14 e 15 del mese di Adar fossero per sempre celebrati dal Popolo Ebraico nelle Terre della Diaspora e anche in Israele. Così avviene fino ai nostri giorni. È questa, come abbiamo più volte ricordato, la Festa di Purim (Festa delle Sorti).
4. La Festa di Purim

La "Festa delle Sorti" rovesciate ha, attraversando i secoli, assunto degli aspetti carnevaleschi, nel senso che è usanza, specie per i bambini e le bambine, di mascherarsi come avviene nel nostro carnevale.
Le celebrazioni, che durano due giorni: il 14 e il 15 del mese di Adar, esattamente un mese prima della Pasqua Ebraica, sono precedute da un giorno di digiuno - chiamato Digiuno di Ester - in ricordo dei tre giorni e delle tre notti di astinenza dal cibo e dalle bevande osservato da Ester, dalle sue ancelle, e da tutti gli Ebrei di Susa, prima che la Regina osasse comparire davanti al Re.
Il Libro di Ester (con maggior precisione lo si dovrebbe chiamare Rotolo di Ester, Meghillat Ester in Ebraico) viene letto pubblicamente in Sinagoga, sia la sera che precede il primo giorno di festa, sia la mattina del giorno dopo. Una particolarità è che, durante la lettura, allorché si pronuncia il nome del perfido Haman, tutti fanno chiassopercuotendo degli oggetti o borbottando infastiditi, per coprirlo e prendersi gioco di colui che simbolicamente rappresenta tutta la Malvagità.
Seguono banchetti particolarmente abbondanti e gustosi in cui è permesso - unica eccezione nelle Feste Ebraiche - eccedere nel bere il vino. Altri precetti da adempiere sono quelli di scambiarsi dei doni, soprattutto alimentari, e di provvedere concretamente ai poveri con significative elargizioni di denaro o di cibo.

5. Concludendo

Il Primo Testamento, noi Cristiani lo consideriamo una preparazione, una lenta progressione verso la totale Rivelazione portata a compimento da Gesù, il Figlio di Dio, contenuta nei Vangeli.
In realtà, a meno che non si voglia interpretarla "tirandola un po' toppo per la giacchetta", la storia di Ester apparentemente non ha immediati riferimenti alla venuta di Cristo, se non a quell'incessante guerra fra il Bene e il Male che immancabilmente si conclude con la vittoria del primo. Almeno nella versione Masoretica, il Nome di Dio non compare e nemmeno è palese il suo intervento provvidenziale. Tuttavia, l'Uomo e la Donna di Fede che leggono il Libro di Ester percepiscono Dio e la sua Provvidenza nello scandire degli avvenimenti che progressivamente, da una situazione di estremo pericolo di annientamento, si capovolgono a tutto vantaggio dei perseguitati che trionfano completamente sui loro nemici: il Male. Questo è un esplicito riferimento all'Era Messianica in cui ogni Giustizia sarà compiuta e scoppierà la Pace portando la Felicità.
Il Libro di Ester è molto bello e racconta assai di più di quello che c'è scritto. Leggerlo, oltre ad essere particolarmente piacevole, è una palestra in cui ci si può agevolmente allenare per comprendere altri testi delle Sacre Scritture nella loro profondità.
Perciò: buona lettura!